21/04/2013
Il gigione prorogato
Di data in data, di rimando in rimando, la Classica Tinti, che ai primordi
era quella d'apertura, si è celebrata nel periodo degli albicocchi in fiore e
dell'odorino amaro del prunalbo. Così dopo tre tentativi falliti per motivi
climatici o clinici il presidente Caparrini, armatosi di volontà suprema, è
riuscito a rallentare la perturbazione che sarebbe transitata sulle regioni
tirreniche, consentendo il regolare abbrivio della monumentale manifestazione.
Nulla di nuovo sotto il timido sole, perché la classica delle classiche vanta
nel ventennio di Empolitour innumerevoli tentativi di cassazione e resiste col
suo intramontabile programma alle diuturne mutilazioni dei riduzionisti. Anche
nell'anno del giubileo, mentre una fiumana di pellegrini stava tracimando dalle
tranquille sponde di via Baccio, il supremo classificatore non s'illudeva. Pur
nell'incommensurabilità dei partenti solo un misero drappello di probi si
sarebbe immolato sul tintico desco. Il defensor
fidei Caparrini aveva ricevuto le prenotazioni dei suoi antichi consoli
Bertelli, Chiarugi, Nucci Ro e Rinaldi, e quelle di due incredibili neofiti:
Baglioni, geneticamente predisposto al gastrociclismo in qualità di cugino
dell'arconte Pagni, e Pisaturo, sconosciuto agli empolesi, di cui però si
narravano promettenti doti di una trascorsa voracità.
All'inizio non è chiaro se ci saranno adesioni suppletive che potrebbero
maturare in quel guazzabuglio di ciclisti. Distinguerli per qualità e quantità
è già opera ardua, e nessuno osa investigare sulle loro volontà perché è
abbastanza ovvio che saranno quasi tutte confinate nell'anabasi di Goraiolo. Ci
potrebbe essere qualcuno capace di stupire, ma in senso difettivo, come Ulivieri
che si ferma a Monsummano. Comunque il supremo prenotatore ha lasciato ai
ristoratori un margine d'incertezza, perché gli acciaccati Nucci Ri e Maltana
potrebbero ricredersi sull'annunciato riduzionismo, considerando che nella
Classica Tinti gli organi sottoposti a carico maggiore non sono quelli del
sistema muscolo-scheletrico ma quelli dell'apparato gastro-enterico.
Finché si tratta di tirarsi il collo sul Goraiolo tutti sono buoni. E la
storia è piena di svariati Tempestini, Garosi, Giunti e Boldrini che svolgono
con diligente foga il compitino dell'anabasi e poi tornano indietro senza
nemmeno provare l'ebbrezza del sudor ghiaccio nell'attesa degli ultimi.
Quest'anno possiamo pure citare il neofita tesserato Costoli che nel tentativo
di sbaragliare gli esperti riduzionisti ci ha quasi dilettato con la botta. O il
redivivo Pelagotti che un tempo era famelico e quindi consono al panem
tinticum, mentre ora ambisce alle primizie dell'atletismo. Sugli altri
scorciatori calerà l'oblio fino alla pubblicazione sull'annuario sociale del
dovizioso elenco che ne immortalerà l'inverecondia. Né la speranza di
redenzione, né la mitezza del clima inducono a qualche inattesa resipiscenza. I
sette integralisti possono così guardarsi in faccia e pure parlarsi nel breve e
silvestre cammino che li separa dal panem et circenses. Rinaldi in verità
si è avvantaggiato perché sono scoccate le dieci e forse teme di trovare i
tavoli già occupati. L'ora legale dell'Empolitour consente infatti di arrivare
in anticipo sulla tabella storica rischiando di sedersi con un deleterio senso
di residua pienezza. Sappiamo già cosa sia l'horror
reliquorum. Il timore che rimanga traccia di cibo nei piatti è vissuto dal
presidente con malcelata vergogna e quando il gigione Tinti, dopo un assaggio di
sparizione e apparizione di tovaglioli, annuncia la fornitura d'impreviste
zonzelle, il meticoloso calcolo calorico comincia a vacillare. Già si prospetta
la cassazione dei secondi poiché i primi sono dogmaticamente trinitari e
imperdibili. Mentre Tinti estrae un dilavato e graffiato mazzo di carte, sul
desco vengono depositati tre vassoi ridondanti di ravioloni che hanno breve
emivita. Questa rapidità d'azione si rivela però controproducente giacché il
ristoratore di fronte a cotanta velocità di consumazione ne deposita altri tre.
A nulla valgono i sacrifici dei veterani e degli abboccati neofiti. Il
presidente per non capitolare miseramente sulla polenta e le tagliatelle
sancisce il condono precoce sugli avanzi: quattro ravioloni sono risparmiati e i
fritti depennati. L'onore è in apparenza salvo mentre Tinti estrae dalla tasca
una donna di cuori pensata da Baglioni.
Anche il programma è salvo perché dopo anabasi, panem et circenses
nessuno può più sfuggire alla catabasi rimpinzata che s'annuncia interessante.
Non ci sono improvvide vetture a lusingare gli atleti e l'aere primaverile dopo
due ore di calorie sembra mutato a favore di una più tradizionale frescura. Per
proteggere in discesa le viscere e il loro prezioso contenuto bastano usuali
mantelline ma a Pistoia, prima ancora di pensare all'indigesto San Baronto, la
nuvola del Tinti, evitata con un mese e mezzo di posticipazioni, in un minuto e
mezzo scarica sui ciclisti tutti i suoi contenuti arretrati. E siccome si pedala
per soffrire e il lavaggio integrale non pare pena sufficiente, la Bertelli
sdrucciola sull'asfalto e contunde un suo nobile gluteo. Accuserebbe anche
capogiri e conati di vomito ma il presidente la invita a trattenersi per non
sprecare il tris di primi tanto faticosamente inglobato ed essere così tacciata
di riduzionismo sull'annuario. La donna di cuori allora, incurante di lividi e
giramenti non solo di capo, rimonta imperterrita in sella, si rianima e così si
riabilita dalla poco edificante catabasi automobilistica dell'anno scorso.
I numi meteorologici commossi da siffatta dedizione al programma la
ricompensano a Casalguidi con un improvviso rasserenamento che sul sambaronto
consente d'asciugare i corpi e di migliorare le laboriose digestioni. Qui il
novello Pisaturo, abile a sfruttare l'indugio delle svestizioni, si dimostra
all'altezza della fama gastrociclistica conquistando la rinomata vetta con la
mantellina indosso mentre gli inseguitori sono evidentemente frenati da reflussi
e rigurgiti.
Dopo fatiche, abluzioni e congestioni i chilometri del silenzioso epilogo
sono dedicati alle riflessioni. I ciclisti che hanno per loro natura profili
tristi e pensierosi nascondono nei cuori allenati tracce di sincera felicità
che a volte è semplicemente cessazione
di dolore. E quando la filosofia leopardiana non è convincente si può provare
col ghiaccio per i lividi e col digiuno per gli stomaci.
Fototinti 2013
Partenza L'ombra del fotografo Chiarugi sulla folla composita e composta con maggioranza di vili riduzionisti. |
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Tentativo di posa scomposta. | |
Cambio di fotografo. | |
Goraiolo I primi vili, Menichetti e Costoli, fuggono dopo l'anabasi. |
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L'arrivo del vile ma gaio Giunti dopo i più forti riduzionisti. | |
Effimera esultanza di Buglione junior che batte in volata il supremo Caparrini e il transgenico Boldrini. | |
Ciampalini ottiene una posa col presidente che si soffia il naso col guanto. | |
L'arrivo del novello Pisaturo dopo il consumato Bagnoli F. | |
Muritano che batte a mala pena l'atavico Rinaldi. | |
Ite missa est: arrivano Maltana e Bertelli. | |
Circenses Stupore del presidente e dei neofiti al cospetto del magico Tinti. |
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Panem Assalto di Nucci ai primi ravioloni. |
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Sconfortante senso di sazietà presidenziale di fronte alle tagliatelle. | |
Baglioni che pensa alla donna di cuori. | |
I due monumenti della Classica. | |
Prima della catabasi I gloriosi integralisti in posa per l'annuario. |
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Secondo tentativo. Chi si è mosso? |