Novantottesima puntata 28/08/2011

Dove il ritorno dei ciclisti vacanzieri è allietato da un nuovo arrivo.

 

Quando il giorno più bello della vita

sembrò mutarsi in un cruento dramma

e la voglia di gioia era smarrita,

vidi schioccare luminosa fiamma

dal fremito delle tue inermi dita

nel rinato sorriso della mamma.

Quella vita rischiata allor s’accese

negli occhietti tuoi ignari, dolce Agnese.

 

“O musa,” cominciai “ma che sei scema?

Ma qual ottava nel pensier mi canti?

Qui, mi sa, sei parecchio fuori tema:

oggi è il ritorno dei ciclisti erranti

e ti pare codesto un buon sistema

d’esordire con versi tanto affranti’?

Guarda in Via Baccio quanta gente gira

e rime più appropriate adesso ispira.”

 

Caparrini li aspetta ad uno ad uno

dopo molt’ozio in assolati lidi.

“Tanti verranno al primordial raduno.

Ecco Chiarugi.” Esclama. “Ma che ridi?”

Conosco il tuo ciclistico digiuno,

addirittur nemmeno al Tour ti vidi.

Se ti metti a pensare a ciucci e fasce

ti cullerà la botta senza ambasce.”

 

Di Rinaldi e Cocchetti or è la volta,

poi Menichetti, Tempestin, Barbieri,

Cordero, Alotto, qua la schiera è folta,

Nucci, Salani, qua son forti e seri,

c’è la Bertelli in vena di rivolta

contro i percorsi sempre uguali ad ieri,

e quando appare il pingue Pelagotti

c’è ancor chi pensa a fasce ed a ciucciotti.

 

“Orsù, convien che adesso si trapassi”

esorta Caparrin da capitano

“verso l’erta badia di pietre e sassi.”

In effetti Badia di Passignano

è percorso adeguato per i lassi.

A parte lo sterrato è lieve e piano:

giova a chi s’è allenato con le pinne

o a chi s’allenerà con nanne e ninne.

 

I ciclisti, che son quasi gli stessi

che scalarono il col delle Finestre,

su questi sassi sono un po’ perplessi.

“Quello è sterrato per le capre destre.”

Sostien Rinaldi senza compromessi.

“Andiamo a pedalar per vie maestre.”

Ma la storia così troppo è melensa

e a San Cascian Carlone ci ripensa.

 

Allora Caparrin da fiero duca

un plotone prolifico e compatto

può radunar al bivio di Sambuca.

La salita asfaltata inizia l’atto.

Cocchetti passa in testa ad alta nuca

e Pelagotti in coda è soddisfatto

perché non ha ancor messo il piede a terra

quando la strada bianca si disserra.

 

Ora finiscono trastulli e ruzzi.

Gemon le bici ignare dell’inganno

inadatte a quei sassi triti e aguzzi.

E seppur breve è il polveroso affanno,

Caparrini conviene che rintuzzi

le imprecazion di chi lamenta danno,

mentre s’esaltan sul selciato Nucci

e Chiarugi che pensa a fasce e ciucci.

 

Per completar la necessaria pena

l’asfalto torna con crudele rampa

che mette in gran tensione ogni catena.

Sul fil di botta Pelagotti avvampa

ma, serpeggiando come una murena,

dal paventato appiedamento scampa.

Non scampa dai tafani che pungenti

pasteggian sugli scalator più lenti.

 

Sul poggio si distinguono due sciami,

di ciclisti e di petulanti insetti

e ognun di lor convien che il pasto brami.

La sosta è lì vicino ma in effetti

una intermedia accade che si chiami

quando una bici espone i suoi difetti.

Fermi per foratura di Salani

subiscono l’assalto dei tafani.

 

Nessuno si fa prendere dal panico

perché Carlon Rinaldi oltre che cuoco

pare proprio un lodevole meccanico.

I tafani stavolta mangian poco,

forse un po’ di Cordero il sangue ispanico,

tanto veloce di Carlon è il gioco.

Da Testalepre ancor non si son mossi

che appaion pur Annibale con Rossi.

 

Sostiene Rossi: “I luoghi eran diversi.

Quelli in tabella dell’ufficial sito

abbiam seguito eppur ci siamo persi.”

Verso Chiarugi allora punta il dito.

“Per colpa tua, sia scritto in questi versi,

ci fu negato lo sterrato ambito.”

Ma le tabelle forse son distratte

dal solito pensier di ciucci e latte.

 

La fame ora agli stomaci s’apprende

e si fermano dunque a Mercatale

gli atletici compagni di merende.

Lo sciame di ciclisti il bar assale

dimenticando tosto le vicende

di quel lieto a chi nasce dì natale.

Ma prima che finisca anche la sosta

qualcun solleva un’ultima proposta.

 

“O presidente, nuova legge vota:

tu nell’Empolitour hai sempre iscritto

ciclisti immaginari, gente ignota,

o chi la bici prende sol d’affitto,

purché versino la dovuta quota.

Se il babbo paga dai pure diritto

d’essere tra i pulcini tesserata

anche a questa già illustre neonata.”