Novantasettesima puntata 03/07/2011
Il monte Cimone degli imbrogli e dei sotterfugi. E delle botte.
La musa che oramai s’è fatta saggia,
prevedendo mattina assai tranquilla
aveva preferito star su spiaggia
invece d’osservar ciclisti a Silla,
ove la quiete insieme al sol s’irraggia
ed il disio di pedalar s’instilla
nel piccolo ed atletico plotone
scelto per la scalata del Cimone.
Caparrin volle sol atleti baldi:
Nucci e Chiarugi antichi pionieri,
Cocchetti, Tempestini, Zio e Rinaldi
anch’essi antichi e intrepidi guerrieri,
Marconcin, Muritan fieri e spavaldi,
poi Bagnol Effe e il vigile Barbieri
che alle salite son piuttosto invisi
ma sempre immuni da gradite crisi.
“Facilmente il Cimone si concilia”
dichiara il temerario Effe Bagnoli
“con sette giorni all’ozio di Sicilia.”
Anche Barbier convien che si consoli:
“Conosco la salita e non è vilia,
ma la posso affrontar senz’ansie e duoli.”
Affermazion che son così tradotte:
“Andremo piano ma senza far botte.”
“S’arriverà” proclama Caparrini
“dall’inedita via di Canevare
che non farà rizzare i peli e i crini.”
Già in partenza comincia a pregustare
non sol l’eccelsa fonte di Bedini
ma pure il successivo desinare.
Infatti dopo il ponte sul Dardagna
già s’apparecchia al fin della lasagna.
Di fatto la pietanza vien sancita
quand’egli passa e visita Fanano
e la prenota pria della salita.
A tutti è chiaro il presidenzial piano:
scalar col passo degli alunni in gita
e scender poi con appetito sano.
Chiarugi che ha di solito altre brame
dovrà quindi mangiar senza aver fame.
Or va Cocchetti in testa senza impegno.
“Venite meco,” dice “si va insieme
e poi a guardar la schiena mia v’insegno.”
Si sforza d’andar piano e un poco freme,
di maggiore vigor si sente degno
mentre a sua ruota c’è chi sbuffa e geme.
Resiston sol Chiarugi, Zio e Tempesta
senza alzare però troppo la cresta.
“Ci siete sempre?” Mormora Cocchetti
mentre con sguardo prodigo si volta
scorgendo dietro a sé volti negletti.
La strada or sale con pendenza molta
e su Chiarugi mostra chiari effetti.
Sembra questa la decisiva svolta:
Cocchetti va con Tempestini e Zio
e Chiarugi lo lascian nell’oblio.
Al lago della Ninfa è solo e quarto.
Quando il Cimon di fronde perde il velo
alza la testa per capir lo scarto,
ma Chiarugi lassù vede sol cielo.
“M’hanno dato” egli pensa “un bel rinquarto.
A raggiungerli ormai più non anelo.”
Però quando più in giù mira i tornanti
scorge quei tre che stavano davanti,
e senza chieder troppe spiegazioni,
tirando a più non posso gambe e collo
vince il Cimon sputando due polmoni.
Cocchetti infatti, astuto come un pollo,
aveva detto ai due commilitoni
d’aver la strada lui sotto controllo,
accorgendosi con tardiva occhiata
d’aver scelto però quella sbagliata.
Scontato pare dunque a questo punto
di Chiarugi a Cocchetti il gran dileggio
che durerà finché Barbier è giunto.
Dopo una foto sull’ameno alpeggio
Caparrini fa il conto e stila il sunto.
“Siam tutti e dieci” dice “a quanto veggio.
Dunque scendiamo subito al rinfresco
ché il ristorante ha già ammannito il desco.”
Peccato ch’eran undici i ciclisti
e stranamente Bagnol Effe manca
come per forature od imprevisti.
E invece è ancora giù che suda e arranca
con la faccia che simula i pietisti
ed è eufemismo definire stanca.
Lento s’affloscia come sgonfia gomma
e si può dir che fa la botta, insomma.
“Non ti crucciar Bagnoli,” dice il duca
che su tale esplosion non infierisce
“anche se hai fatto in terra grossa buca.”
A Fanano con cura lo accudisce:
“Questa lasagna, orsù Bagnol, manduca
che ti sostiene e ti rinvigorisce.”
Bagnol che già si sente rinfrancato
al posto del caffè mangia il gelato.
Effe Bagnol satollo adesso spera
che questa immeritata gozzoviglia
gli dia la quiete dopo la bufera.
A Silla mancan solo venti miglia
ma sul banale passo di Masera
un colpo di stanchezza ancor gli piglia.
Sarà che ormai scriviam con questa fissa
ma si può dire che la botta bissa.
La musa che di ciò mena gran vanto,
udita la dovizia di sorprese
ritorna in tempo ad ispirare il canto.
Dopo tante puntate disattese,
piene di tarallucci e di vinsanto
oggi ha materia già per qualche mese,
ringraziando Cocchetti e Bagnol Effe
involontari attori delle beffe.