Novantacinquesima puntata 08/05/2011

Nella prima edizione della Casetta Pulledrari si contano varie botte. Presenti e passate.

 

 

“Dov’è Boldrini?” “È già partito.” “Quando?”

Le voci son diffuse alla partenza.

“Ier mattina da solo prese l’ando.”

Caparrin tiene banco e conferenza:

“Non so perché, nemmen me lo domando.

Oggi siam tanti pur con la sua assenza,

e si sa che chi sceglie questa squadra

ha sempre in sé qualcosa che non quadra.”

 

Parte così lo strano inseguimento

di Boldrin con un giorno di ritardo

da parte d’un copioso reggimento.

Duro è il tragitto e inedito il traguardo,

ma Boldrin resta un valido argomento

su cui scagliar qualche salace dardo:

da solo alla Casetta Pulledrari

per evitar temibili avversari.

 

Eccoli qui coi loro ritmi modici

i ciclisti nel cuor della montagna:

con Caparrini se ne contan dodici,

e la lista non è la stessa lagna

perché c’è un nuovo iscritto fuor dai codici

che viene addirittura dalla Spagna.

Veste sociale e chiamasi Cordero

ma pare hablar come empolese vero.

 

Chiarugi, la Bertelli, Nucci, Alotto,

Traversar, Tempestini, Giunti, Zio,

Rinaldi e Bagnol Effe: questo è il lotto

dei pedalanti con ardore e brio.

Chissà se qualchedun tornerà cotto

per le salite tante e il solatio.

“Chilometri ci son centocinquanta,”

pensa la musa “qui qualcuno schianta.”

 

Della musa e non sol, naturalmente,

gli sguardi son puntati e pur curiosi

sul sociale ed iberico esordiente.

Gli spagnoli in salita son virtuosi,

ma ricordiamo più d’un precedente

di chi esordir con l’Empolitour osi.

Mirmina e Muritano ricordiamo

ch’ebbero esordio deflagrante e gramo.

 

Sul primo colle che si chiama Avaglio

Cordero mostra in bici che la stima

di scalator non gli è data per sbaglio.

Tutti sanno però che questa cima

di una botta può dar solo ragguaglio,

e solo Alotto in tema di sua rima

all’improvviso par che sbianchi in volto

quando da un’auto vien quasi travolto.

 

“Mi raccomando,” Caparrin avverte

“prendete da Maresca il giusto bivio.”

Le sfide a questo punto son aperte.

Di Pulledrari inizia il duro acclivio

e Cordero coi forti si diverte

prendendo la scalata in buon abbrivio.

Zio e Tempestini fanno in testa coppia

quando si sente che qualcuno scoppia.

 

È Nucci che dai lenti vien ripreso?

O Alotto che di botta già profuma?

E invece è lui, Cordero, che s’è arreso.

Sull’erta che si stringe e si raggruma

lo trovan sulla bici sua proteso

con la ruota che sbava strana schiuma.

Mentre una folla in bici s’incolonna

in perfetto toscano egli smadonna:

 

“Ohimé, compagni, questa buca storta

forar m’ha fatto e il modo ancor m’offende

perché no tengo tubolar de scorta.”

La schiuma che alla gomma si rapprende

poca fortuna al suo destin apporta,

sì che ingloriosa decisione prende.

“Devo risolver” dice “queste doglie

invocando il soccorso di mia moglie.”

 

“Un uomo in men quest’accidente costa,”

gli dice Caparrin “ma ti consolo.

Anche per te faremo ricca sosta.”

Così per strada l’abbandona solo

e Nucci che fugace gli s’accosta

tenta di confortargli il triste duolo.

“Di scorta” dice “ho un nuovo tubolare

ma di noi due nessun lo sa montare.”

 

Quando arrivano dentro alla Casetta,

dei clienti il gestor non par stupito,

e mentre pane con presciutto affetta

dice lor: “Uno uguale a voi vestito,

con una chiorba dipelata e schietta,

ieri è qui giunto fradicio e bollito.

Era un ciclista poco fotogenico

che sosteneva d’essere transgenico.”

 

Questa notizia un poco originale

aggiunge più stupore che conforto.

“Del destin di Boldrin poco ci cale.

Sostiene Caparrin. “Perciò v’esorto

alle residue forze di pedale

senza idea d’altri mezzi di trasporto.”

Il fato invece volle che a Pistoia

qualcun usasse un’altra scorciatoia.

 

Galeotto stavolta fu un pedone

che a traversare sulle strisce venne

rischiando di subir più d’un fascione.

L’omin fu lieto di salvar le penne

ma la Bertel che alle angherie s’oppone

un inquietante cazziatone tenne:

“Con voi che non frenate sulle strisce

la mia pedalazione qui finisce.”

 

E in macchina montò, lasciata in posa

a Casalguidi dove per ventura

Cordero ricomparve con la sposa.

Ma invece di passar con la vettura

tosto cambiò la ruota ch’era esplosa

per compier sui pedal l’ultima altura,

confermando pertanto i primi versi:

s’iscrivon sol se son strani o diversi.

 

La musa a questi eventi molto bada,

e non finiscon qui sul San Baronto

perché Zio pure ruzzola per strada.

Son botte queste ma di poco conto

rispetto a quella che di più ci aggrada

e che richiede un ulterior racconto.

In questo giorno d’esplosioni e colpi

con Boldrin la puntata si rimpolpi.

 

In vantaggio il transgenico d’un giorno,

si narra che tornò in penoso stato

a San Baronto già stracotto al forno.

Così pur lui al telefono fu grato

e, senza far mistero del suo scorno,

dalla moglie sull’auto caricato.

Questo di tanta speme oggi ci resta,

anche le botte pria del dì di festa.