Novantaquattresima puntata 17/04/2011
Corsi e ricorsi. Il parco di Cavriglia sei anni dopo: quintuplicano i ciclisti attratti dallo sterrato.
“Sei anni fa d’aprile diciassette
ero nel parco di Cavriglia mentre
pascolavate con le biciclette:
percorso duro per le gambe e il ventre
che ciclisti mediocri non ammette.
E difatti quel dì eravate ben tre.”
Parla la musa e Caparrin ascolta
mentre la squadra si raduna molta.
“La nostalgia che del rimpianto è figlia
per altra via, pur sempre bella e alpestre,
or vi riporta al parco di Cavriglia,
e guarda caso in meno d’un bimestre
il futuro a sei anni fa somiglia
proponendovi il Col delle Finestre
che nel duemilacinque fu affrontato
sul suo splendido manto di sterrato.
Mi sembra dunque buona e giusta cosa
festeggiar questa rara coincidenza
con una strada ripida e sassosa.”
Una folla è adunata alla partenza
ma Caparrini chiedere non osa
chi di sterrato esprima preferenza.
“È già tanto” riflette “se nel parco
di tre ciclisti ci sarà lo sbarco.”
“Dietro a i due Borchi” inizia “s’incolonni
chi il percorso farà vile e ridotto
per evitar mattanza come i tonni.”
Stranamente nessuno fece motto,
tranne l’ignoto ma sociale Nonni.
Gli altri: De Rienzo, Menichetti, Alotto,
Tempesta, Traversari, Zio, Boldrini,
Rossi, Rinaldi, Nucci, Marconcini,
per tacer di Chiarugi e di Cocchetti,
nonché del temerario Muritano,
accettarono il parco a pieni effetti.
In questo elenco vi sembrerà strano
che i due podisti Alotto e Menichetti
sian fedeli al voler del capitano.
Almeno avranno in dote buoni passi
se ci sarà da camminar sui sassi;
perché sull’alea della folta greggia,
anche se in corsa mai lo si rammenta,
l’idea dello sterrato ognor aleggia.
Indifferenza Caparrin ostenta:
non lo propugna ma nemmen l’osteggia,
non s’entusiasma ma nemmen paventa.
“Tanto,” sostiene “vada come vada,
c’è la propinqua ed asfaltata strada.”
A giudicar da come van veloce
verso il fatale crocevia di Greve,
dello sterrato par sparsa la voce.
Forse questa lusinga infonder deve
tanto fervor che ognun nel cuore cuoce
e affrontarlo vorrebbe in tempo breve.
Fremon tanto e non tolleran indugi
che staccano in pianura pur Chiarugi;
il qual si sente indegno di pedale
quando s’accorge che il ploton gli scappa
e poi, dettaglio poco marginale,
è lui che ha progettato in questa tappa
la variante sterrata sul crinale
e quindi è l’unico a saper la mappa.
A nulla vale Caparrin che acquista
notizie da un indigeno ciclista.
“È un buon sterrato.” Caparrin constata
mentre si stacca e poi Chiarugi affianca
dietro alla truppa ormai già dileguata.
A Greve infatti mezzo gruppo manca
e fugge il resto per la via asfaltata
appena fiuta odor di strada bianca.
E Caparrin nel ruolo di pastore
le sue pecore insegue con favore.
Così con aria nemmen troppo mesta
mentre gli altri battaglian sul bitume
Chiarugi solo nella polve resta.
Rari compagni sul sentiero assume,
scoiattoli e cinghial della foresta
e molti sassi ma di buon costume.
Lento ma in gran pendenza arriva in cima
del fogato Boldrini molto prima.
Le due strade nel parco son riunite
e qui si svolge la prevista trama.
I ciclisti son lieti e il clima è mite,
sboccia così l’antica, unica brama,
non quella di sfogliar le margherite,
né quella d’osservar cinghiali o lama.
Felicità, si sa, fa nel panino
facile rima col bicchier di vino.
Invero ogni panino si descrive
come duplice fetta resiliente
che ha in sé poche virtù diminutive.
Monteriggioni ha imposto un precedente
e le sniappe ormai son legislative,
alla portata d’ogni sano dente.
Pure il bicchier di vino a tutti tocca
tranne a Rinaldi degno d’una brocca.
Il digiuno Chiarugi allora osserva
che un’ora dal suo arrivo è già trascorsa
e ancor paziente atarassia conserva.
Menichetti, pur lui figliol di corsa,
di fame e di facezie ha gran riserva
e non sembra turbato dalla morsa,
la morsa che al ritorno non consola
quando ritornano le sniappe a gola.
Insomma, le auspicabili premesse
che ormai la musa sogna anche di notte
nemmeno in questo gir furon concesse.
Le membra non tornarono corrotte,
con sniappe e vino come se piovesse,
né crampi, né rigurgiti, né botte.
Forse per evitar simil mortorio
ci vuole lo sterrato obbligatorio.