Ottantaquattresima puntata 04/07/2010
Dove il presidente è protagonista dell'ennesima lieta novella: la ruota coi fiocchi.
Alla partenza l’alba era matura
e Caparrini come in luglio suole
cominciava a lottar contro l’arsura.
Nulla di nuovo insomma sotto il sole,
sembrava la mattina più sicura
per riversar sudore in densa mole.
Caldi eravamo senza alcun sospetto,
e la Bertelli già scopriva il petto.
Promettendo ben presto il torso nudo,
Tempestin pedalava senza maniche,
e Caparrin diceva: “Molto sudo,
ho due borracce ma vorrei due taniche.”
La salita affrontava in gaio ludo
ignaro di premonizion meccaniche:
San Baronto scalava senza ambascia
e stranamente senza frontal fascia.
Era con undici palafrenieri,
ma più che la Bertel con tette al vento
scrutava il marsupial detto Ulivieri
che si cingeva stabile e irredento
con massiccia incerata i lombi fieri
come cilicio o analogo tormento,
per ricordarci che la bici è bella
perché il corpo mortifica e flagella.
Per l’appunto da un santo ed eremita
sembra derivi Sammommé paese
che si conosce sol come salita.
Sale serpiginosa senza offese,
da gradevol verzura redimita,
ed oggi non si avval di tante imprese.
Per questa volta l’agonismo tace
e ognun si gode quell’ombrosa pace.
Pria che la strada ritornasse adusta
i ciclisti sorbiscon la boscaglia
come dolce gelato che si gusta.
C’è pure chi la strada apposta sbaglia
e chi rallenta assai su quella giusta
meriggiando senz’onta ed avvisaglia.
Così alle Piastre, o Passo del Poggiolo,
la squadra sosta come un uomo solo.
La puntata che sembra ormai alla resa
si accende, ma non sol di gradi e clima,
lungo la carrozzabile discesa.
Mentre ogni bici rapida s’adima,
s’ode un verso che arriva con sorpresa:
“Schiock, sderedeng!” Sì suona l’aspra rima.
È Caparrin che grida una sua falla:
“O gente, ci ho la ruota che sfarfalla!”
Cocchetti tosto accorre con Rinaldi,
che in tal materia son stimati esperti.
“I raggi” dicon “sono poco saldi.
Due si son rotti per motivi certi:
troppo tu freni e il cerchio surriscaldi,
pochi rimedi adesso son offerti.”
Caparrin con gli attrezzi non è un drago,
lega allora i due raggi con lo spago.
Il presidente poco si scompone
e passa da Pistoia a Casalguidi
trascurando le spire del cerchione.
Ben sei crudel lettor se adesso ridi,
pensando alla difficil condizione
di lui che ondeggia con quei raggi infidi.
Ma il problema per lui non son le ruote
bensì l’arsura ch’ora lo percuote.
Placa la sete al bar di San Baronto,
ma la musa che vigila in agguato
ancora non gli ha presentato il conto.
“Schiock, sderedeng!” Echeggia altro boato.
“Oh no!” Bofonchia. “Questo è un vero affronto,
e stavolta non ho nemmen frenato.”
Passando all’ombra d’un frondoso faggio,
Caparrin rompe dunque il terzo raggio.
Calmo e deciso senza alcun impaccio,
gli esperti allor non convoca nemmeno.
“Orsù trovate” esclama “un altro laccio.
E allor c’è chi gli porge un fil di fieno,
un brandello, un elastico o uno straccio,
e la Bertelli pure il reggiseno,
ma prima ch’ella resti a nude poppe
egli opta per sacchetto della Coppe.
La ruota per miracolo ancor gira,
anche se fa rumor di falciatrice,
ma con tutti quei fiocchi ben s’ammira.
Caparrin, lungi d’essere infelice,
sconsolato la guarda e poi sospira:
“Quanto eppur l’ho pagata non si dice,
e prima ancora di finir la rata
già una volta l’ho rotta e ricambiata.”
Caparrin, ch’è notorio fatalista,
quando la strada ricomincia piana
si mette in testa e tira come in pista.
La bici che così non sembra insana,
molti chilometri ballando acquista
e giunge finalmente a Sovigliana.
Ma quando sembra già finito il canto
s’ode l’ormai ben familiare schianto.
“Schiock, sderedeng!” Nessuno più fa motto.
Caparrin dalla bici zitto scende
e osserva mesto il quarto raggio rotto.
Naturalmente ancora non s’arrende,
e poiché della cura è ben edotto,
ripara il danno con le stesse bende.
E fu così che allo scoccar del tocco
ornò la ruota con il quarto fiocco.
Fu l’eccessiva mole o la potenza
che cagionò questa moria di raggi?
Oppur la difettosa consistenza?
In attesa dell’opinion dei saggi,
s’empia le tasche pria della partenza
con varie cordicelle ed altri gaggi,
o benedir si faccia dagli dei
ora che migrerem sui Pirenei.