Ottantesima puntata 03/01/2010
Buona la prima. Il nuovo anno inizia con pochi ciclisti ma interessanti dispute.
Proposito solenne dell’altro anno,
che si rinnova nel duemiladieci,
fu di staccar Boldrini senza affanno.
Si rinnovano pur appelli e preci,
ma nonostante un cotal eribanno
s’offrono in pochi a tal ingrate veci.
Sarà l’aria gelata che attanaglia
o Boldrini che irride e che sbaraglia.
A Caparrini bastano due mani
e la conta sull’indice s’arresta:
“Un Chiarugi, due Borchi ed un Salani,
un Giunti ed un Rinaldi ad alta testa
e Bagnol Elle riduttor nei piani:
mi sa che canteremo ancor le gesta
del transgenico pure a Barberino
ove ognor splende il ghigno suo ferino.”
Ad osservare quest’armata d’Argo
la musa, data l’ora e la brinata,
decide di tornar tosto in letargo.
Il presidente il via dà alla puntata
col gruppo infreddolito che sta largo
mentre Boldrin silente pensa e guata:
“Se le premesse sono così flosce
oggi terrò a riposo le mie cosce.”
Gli basta infatti l’incipit del Gelli
per scavar incolmabili distacchi
dai lenti e intirizziti confratelli.
“Ma chi volete” pensa “che mi attacchi?
Forse la galaverna sui capelli
se vado piano come questi fiacchi.”
Così sicuro è di passarla liscia
che in campo aperto per due volte piscia.
Degli avversar nemmen sente il solletico
e l’aere sottozero gli dà caldo
oltre a quel forte stimolo diuretico.
Bagnol resiste sol fin a Certaldo
e Chiarugi pedala in modo ermetico
mentre Boldrin in testa fa il ribaldo:
“Perché t’isoli in coda?” Lo dileggia.
“Forse vuoi scaricar qualche scorreggia?”
Così via meleggiando il gruppo giunge
laddove il Cipressino prende forma
e Boldrini di boria ancora s’unge.
“Almen sulla salita nessun dorma.
Se vi staccate troppo” irride e punge
“vi lascerò ben evidente l’orma.”
Ma Salani e Chiarugi zitti intanto
gli rimangon tenacemente accanto.
Li guata e pensa: “Questi cercan rogne.”
Mentre nel tratto al quindici percento
pigia i pedali con le due zampogne.
Non ostenta Boldrin gioia o lamento
ma sente i fiati lor come due gogne.
“Se vuoi, Chiarugi, ti farò contento:
oggi di concessioni sono in vena,
ti lascerò vicino alla mia schiena.”
Lo dice però un dubbio già lo rode,
così rallenta e intanto il presidente
e un Borchi lo raggiungon senza frode.
Le sue cosce transgeniche ora sente
che non son più spavaldamente sode
ma a queste sensazion indulge e mente:
“Inutili fatiche più non spreco:
arrivar vi farò tutti con meco.”
I due sfidanti fiutan la commedia
ed inizian a creder nei lor mezzi
mentre Boldrin con chiacchiere li tedia.
Salani con la borsa degli attrezzi
sotto la sella, va di buona media
mentre Chiarugi par che adesso apprezzi
il fiato di Boldrini che nasconde
umane esitazion molto profonde.
“O Chiarugi,” sospira quando vede
che non può più levarselo di dosso
“un giusto premio tua fatica chiede:
oggi lasciarti la vittoria posso.”
Chiarugi ascolta, incassa, ma non cede
alla lusinga di rosicchiar l’osso
e s’affianca a Boldrin con un rapporto
che lo fa diventar subito smorto.
“O Chiarugi,” bofonchia “sei impazzito!
Con il cinquantatre su queste rampe
non puoi sfidarmi in modo tanto ardito!”
Detto questo col viso pien di vampe,
con la man al sorpasso fa un invito
degno d’esser descritto in altre stampe.
Come per dir: “Chiarugi vai al successo,
ma per mia volontà te l’ho concesso.”
L’arguta tattica che sottintende
una specie di necessaria patta,
fra i ciclisti un talk show nel bar accende,
perché ad alcuni spiegazion più esatta
par quella di colui che ormai s’arrende
e col pareggio cela la disfatta.
Per i critici il termine più adatto
è la resa a un fatale scacco matto.
Ma Boldrin tal vulgata non accetta.
“Mi sono risparmiato, è cosa certa.”
Risponde alle domande in tutta fretta.
La questione non par che lo diverta,
così quando rimonta in bicicletta
la disputa rimane ancor aperta.
“Le mie cosce non son molto contente”
sostien “delle andature troppo lente.
E se non mi credete allor m’indigno.”
Il dubbio però a molti sembra sciolto
perché non vedon un ferino ghigno
ma velo di mestizia sul suo volto.
Chissà se è diventato più benigno
o se a vendetta atroce è già rivolto.
Come scrisse qualcun di miglior scienza,
ai posteri lettori la sentenza.