Settantottesima puntata 22/11/2009
Meno si vede più c'è. L'oscurità? No, Boldrini.
Si sa, non son caduche sol le foglie,
d’autunno s’ingiallisce anche il ciclista
che spesso cede a dormitive voglie.
Caparrini però non si rattrista
anche se la domenica raccoglie
una svogliata e sonnolente lista.
“Oggi” sostien “si semina il foraggio
che mieteremo in abbondanza a maggio.
Quei che pedalan per competer oggi,
quando lo Zoncolan sarà in arrivo
di grano in gamba avranno molti moggi.
Il monte Zoncolan brutto e cattivo
vuol sacrifici già su questi poggi.
Qui ve lo dico, gente, e ve lo scrivo:
chi sotto le coperte si rinserra
la pena sconterà del piede a terra.”
Alle future pene nessun pensa
e quelli che rispondon all’appello
voglion mattina placida e melensa.
Sanno che Barberino è degno ostello
che salite minuscole dispensa,
ed hanno ormai imparato il ritornello:
i percorsi più facili più e corti
rendon assenti o abulici i più forti.
Tanto così per dir quello più noto,
Boldrin senza ragion da mesi manca
ed ha lasciato comprensibil vuoto,
così che nella schiera folta e stanca
par ecceller Mirmina nato a Noto
che scatta e stacca tutti mentre arranca,
inseguito con fervido cipiglio
dal non men arrancante Borchi figlio.
Ogni tanto Chiarugi i colpi affonda
e Nucci si ricorda d’esser sano
ma s’alza e poi si frange come l’onda.
Traversar, che di solito va piano,
oggi su tutti i profughi si fionda
ma il suo furor è prontamente vano
perché Mirmina intento a far da prora
la ruota posteriore tosto fora.
Nel tempo in cui il trinacrio con perizia
l’anima cambia della gomma inerme,
giungon le retrovie della milizia.
Maltinti e Lisi hanno l’aspetto d’erme
fin dal Gelli, salita assai fittizia,
sopra bici che sembran quasi ferme.
Hanno velocità così ridotta
ch’è impossibile pure far la botta.
Nel tempo in cui il trinacrio cambia il pezzo
il gruppo, tra fuggiaschi e riduttori,
già a Montespertoli diventa mezzo,
e chi da citazion rimane fuori
pagherà della fuga il giusto prezzo,
mentre Mirmina libera i motori.
Non ha la coscia di Boldrini degna,
però bisogna ammetter che s’impegna.
Tenace tira con le brevi zampe
sull’artistica via di Semifonte
trascinando seguaci sulle rampe.
Pur Traversar ha ancor le gambe pronte
mentre Pi Borchi avvolto dalle vampe
aspetta Caparrin con fascia in fronte.
Chiarugi e Nucci spasimano fiacchi
ben rimpiangendo di Boldrin gli attacchi.
“Dove sarà il transgenico avversario?”
Sospirano pensando a quelle sfide
che rinfrancavan l’opera e il rimario.
“Di certo sui cuscini non s’asside,
né s’imbolsisce in campo culinario.
In salita di certo egli c’irride
e la bici consumerà a buffet
per preparar a luglio il Tourmalet.”
Chiarugi di staccar Mirmina tenta
e di questa autorevole tenzone
per adesso la musa s’accontenta.
Non par vera al trinacrio l’occasione
d’approfittar della giornata lenta
per incettare gloria e citazione,
così vale per Traversari e Nucci
in questa fuga a vino e tarallucci.
“Torna Boldrini, in fior son le colline!”
Si leva un canto unanime e sommesso
mentre Maltinti ormai vede la fine.
Non è la botta ma va ben lo stesso
e pure Lisi all’uopo pare incline,
fra fiacca e botta questo è il compromesso.
A Barberin così la sosta gode
di teste molto simili alle code.
“Torna Boldrin, le foglie sono gialle!”
Tutti ricordan quando a chiorba bassa
partiva senza più guardar le spalle.
“Non ragioniam di lui, ma guarda e passa.”
Pensa Chiarugi nel ritroso calle
quando comunque il gruppo si sconquassa,
disseminato negli spazi aperti
con Caparrin di scorta ai men solerti.
Cerca perciò Chiarugi qualche scusa
quando rimane infin nel sole solo
per ammansire la delusa musa.
“L’assenza di Boldrin dà grande duolo
e la vena poetica è reclusa
ed incapace di spiccare il volo.”
Ma in quel mentre un’apparizione strana
si materializzò sul Montagnana.
A colpi d’innegabili coscioni,
tanto lento da non sembrare vero
saliva in mezzo a schiera di bubboni.
“È proprio lui, tardigrado ma fiero!
Chissà con quali incognite intenzioni
sta pedalando a guisa di mistero:
solo vivendo scopriremo i fini
che nasconde il transgenico Boldrini.”