Sessantatreesima puntata 08/06/2008
Sul monte Serra c'è chi adotta il più antico metodo anti-botta: il ciclismo interruptus.
Non ci si stanca mai del monte Serra.
Fritto, oliato e rifritto mai non stucca,
nei tempi della pace o in quei di guerra.
Sia nel fronte di Pisa o in quel di Lucca
Caparrin vuole gente che non erra,
che non bara o riduce o che si trucca,
vuole una squadra vigorosa e schietta
che scriva audaci rime in bicicletta.
“Dopo il gran Giro di sì lunga prosa,
oggi convien che il popolo si stralci
in una squadra schietta e vigorosa.
La gramigna conviene che si falci
e resti sol la gente più vogliosa
che non ritorni a casa pria di Calci.”
Con tal afflato al pubblico partente
concionava severo il presidente.
“Bene Chiarugi e Zio. Venga Martini.
due Bagnol sono accetti e Traversari
e Giunti e Muritano e Tempestini.
Son già nove ciclisti degni e cari
più il rosanero stile di Boldrini
che in abito già cela loschi affari.”
(Indossa la divisa con carisma
degli Integra che fecero lo scisma).
Egli non è pur l’unico difforme
perché il gruppo è un variabile collage
da quando vigon l’auliche riforme
che sancirono l’abito vintage,
con l’insorgenza d’un dilemma enorme
per chi si veste, vera e propria ambage:
c’è da rimuginare anche parecchio
se usare il vecchio nuovo o il nuovo vecchio.
Ma in cotale cromatico coacervo
di schietti e vigorosi pedalanti,
ne arriva un altro inane ma protervo:
illustre ispirator di tanti canti,
più leggendario ormai d’un ircocervo,
signore delle crisi deflagranti,
idol di quei che son scornati e vinti
incede col vintage il pio Maltinti.
“Non t’hanno detto che si va sul monte?”
Lo incalza Caparrin quando lo vede.
“Non pensi al rischio che ti sta di fronte?
Da Calci il Serra martirizza e lede
e se lo attacchi come un rodomonte,
è sicuro che a terra metti il piede.
Segui il monito mio fino alle antenne
se non ci vuoi lasciare tante penne.”
Non ti curar di lui, Maltinti, ascolta!”
Lo apostrofa Chiarugi con perfidia.
“Questa vita non c’è più d’una volta
e non puoi consumarla nell’accidia.
Attacca il Serra con veemenza molta
e di te tutti avranno tema e invidia.
Ridetto con parole asciutte e brevi:
prima lo attacchi e prima te lo levi.”
Maltinti, ch’è esplosivo ma non fesso,
sceglie l’opzion che a tutti meno piace
pur se alla botta deve il suo successo.
Inizia l’erta con le gambe in pace
e in coda al gruppo scivola dimesso,
mentre in testa transgenico ed audace
fila Boldrin succinto e rosanero
col capoccione chino e il guardo altero.
Di Maltinti si perde tosto traccia,
mentre una muta d’agili segugi
a Boldrini si mette a dar la caccia.
Il transgenico par che freni e indugi
e che non sia colui che abbatte e straccia.
Infatti lo distaccan Zio e Chiarugi,
e poi financo Tempestin discinto
e Martin, che lo relegano quinto.
Man mano che pervengono i ciclisti
sul traguardo che ha forma di piazzale
diventano loquaci opinionisti.
E il tema che più preme sul pedale
è quello del perché Boldrin conquisti
tante batoste da sembrar normale.
L’unanime e felice conclusione
è che pur questo è un tipo d’esplosione.
Parlando d’esplosion qualcun rammenta
di Maltiniti probabile esistenza
e tema di dibattito diventa.
Pensano tutti alla sua sofferenza,
al corpo suo che trepida e paventa
di fronte all’insanabile pendenza.
“Restate” dice il duca “ ai vostri posti.
Aspettarlo bisogna a tutti i costi.”
Ma l’attesa raffredda anche gli intenti,
e i ciclisti sudati alla frescura
decidon di studiar meglio gli eventi.
Sperano almen scendendo alla pianura
d’incontrare Maltinti e i suoi tormenti
nell’estasi della salita dura.
Ne incrocian tanti con sinistri visi
però non quello di Maltinti in crisi.
“Eccolo! È quello là, ma non arranca.”
Grida qualcun vedendolo composto
al sole bellamente su una panca.
Egli il problema non s’è nemmen posto
che un bel pezzo di Serra ancora manca
e una pagnana sosta s’è proposto,
per evitare invero maggior falli
allo spazioso barre dei Cristalli.
Nessun naturalmente dei compagni
per questa ardita decision protesta,
nemmen Maltinti pare che si lagni.
Anzi, par fiero d’aver fatto festa
col crisma d’imprevista sosta Pagni.
Ha già abustato ormai delle sue gesta
e prima di tornare a dar di botto
godé d’un Serra placido e interrotto.