Sessantaduesima puntata 20/04/2008
Ode a Malucchi, un ciclista con un grande futuro alle spalle.
“Perché musa mi guardi e non fai motto?”
Domanda Capparrin dentro al recinto
mentre nel terso ciel risuonan l’otto.
“Di partir per Vellan siete in procinto,
e il mio desio di celebrar un cotto
già pur guatando voi s’è bell’e estinto.”
Così risponde a lui la triste musa
per la botta sperata e già preclusa.
“O musa,” dice il duca “non crucciarti.
È ver che dei ciclisti più esplosivi
oggi non restan più nemmen gli scarti.
Ma guarda, siamo tanti e combattivi,
vedrai che se con noi per Pescia parti
qualche vicenda inedita tu scrivi.
Prima che rassegnata tu desista
puoi trovar pan per versi in questa lista.”
Domina Zio con quell’occhiale truce,
mentre Boldrini predica mestizia
e la fiacca di Nucci si deduce.
Chiarugi aspetta l’occasion propizia
e Muritan anela ad alta luce,
mentre con due Bagnol su tre s’inizia,
e anticipando il sacro vernissage
Tempestin si presenta col vintage.
“Oh, Tempestini vestito di nuovo
come le brocche dei biancospini.
Il tuo bel vestimento disapprovo.”
Gli dice con corruccio Caparrini
ma poi preval la fretta del ritrovo
e resta impune il discol Tempestini
perché frattanto la Bertelli arriva
e il via sancisce della comitiva.
I ciclisti si muovon poco lesti
tant’è che di rincorsa o di traversa
subiscono in tragitto molti innesti.
Giunti, che vara bici nuova e tersa,
e Mirmina s’aggiungon senza gesti.
Poi pure Landi in gruppo si riversa,
ma ciò che lascia tutti ad occhi stucchi
è l’aurea ricomparsa di Malucchi.
Egli, che fu ciclista di gran foga,
s’è dato per molt’anni e senza resa
al sol cimento di motori ed yoga.
Or su un cancello che di molto pesa
pedala poco e ancor diritto arroga
d’esser forte di fame e di discesa.
Così con tal nomea di star tra i brocchi
alla musa fa stropicciare gli occhi.
L’osservato special non si dà pena
e nel ventre del gruppo si rinserra
mentre una botta vera allor va in scena.
Placido il gruppo tergiversa ed erra,
quando d’un camion si spaventa e frena
ma solo Giunti cade giù per terra.
E quando s’alza ignora la culata
ma guarda se la bici s’è graffiata.
“Fatto nulla, compagni, niente male!”
Dice Giunti palpandosi qualch’osso.
“Solo un piccolo graffio sul pedale.”
E scrollata la polvere di dosso
sulla nobile bici egli risale
per seguire il ploton che s’è già mosso.
La brama di salita è insoddisfatta
e c’è chi già sui dossi tira e scatta.
A Pescia si rifà daccapo il conto
con l’inattesa epifania di Giusti,
men Traversar che invece ottien lo sconto.
Salita adesso c’è per tutti i gusti:
il Vellano che metterà a confronto
i ciclisti novelli ed i vetusti.
E dietro a Zio con quell’occhiale fello,
pensa te, c’è Malucchi col cancello.
Inutil dir quanto la musa goda
vedendo di Malucchi l’ardimento
presago d’una botta bella soda.
Perché intanto Boldrini abbassa il mento
e in testa tira perché il gruppo esploda,
anche se inane alfin pare l’intento,
perché Malucchi, Zio, Chiarugi e Nucci
lo seguono dappresso senza crucci.
La Svizzera si chiama, Pesciatina,
e dopo il borgo antico di Vellano
s’ode nell’aere un’esplosion di mina.
Qualcun attacca in modo sovrumano
quando la strada prende maggior china.
Il fatto sembrerà parecchio strano
ma sulla via che viene su da Pescia
la storia d’improvviso si rovescia.
I predator diventan tosto prede
e in barba a chi fu facile presago
avviene ciò che ancora non si crede:
scatta Malucchi sulla gran Colnago,
Boldrin, con Nucci annesso, sbuffa e cede,
il truce Zio del posto sembra pago,
e Chiarugi, rimosso lo stupore,
scorta il fuggiasco come un confessore.
Chi crede nei miracoli non sbaglia
perché Malucchi al cul sembra aver fuoco
che non è né di frasche né di paglia,
e con la faccia del bambin in gioco
la viril concorrenza assai sbaraglia
chi per lungo silenzio parea fioco.
Così quel suo volubile destino
si corona sul culmin del Macchino.
Qui Malucchi gli inseguitor accoglie
cercando d’elargir riso e conforto
con magnanimo spirto alle altrui doglie.
A quei ch’arrivan su col fiato corto
e a quei che sembran funerarie spoglie,
egli che finalmente par risorto
dice senza malizia né garbuglio
che non s’allenerà più fino a Luglio.