Cinquantasettesima puntata 18/11/2007
Senza botti né botte ci si appella al destino d’una camiciola.
È tempo di giubbotti e di pastrani,
è tempo di tabarri e di cappotti.
Fogge uniformi e pochi capi strani
s’esibiscono al via con lazzi e motti
che destan tutti fino ai quarti piani.
Ma queste son mattine, non son notti,
e mentre tepe poco il cereo sole
il presidente vende camiciole.
“Capo special di Vifra” egli sostiene
“che tiene caldo dentro e freddo fuori
e scala le salite senza pene
perché brucia i lipidi e i grevi umori.
Meglio d’una pancera, vi conviene.
Da quando l’ho indossata, i miei sudori
non esondano più come la lava,
e resta tersa che nemmen si lava.”
Venivan molti astanti d’ogni dove,
ma solo Nucci osò il fatal acquisto
e tosto lo incignò senza far prove.
“È un tessuto” insisteva “finto misto
che non si bagna mai nemmen se piove.
Peccato solo che non sia mai visto,
ma se qualcun d’inverno allor s’ignuda
potrà sembrar ciclista che non suda.
Il gruppo folto pur senza acquirenti
parte per Castelfalfi ben vestito
battendo fiacca senza batter denti.
Senza Boldrin che il Serra ha preferito,
si teme la quiescenza degli eventi
e quindi un giro insipido e scondito.
E la musa che guida la puntata
per la botta s’è quasi rassegnata.
Eppur non mancherebbe l’interesse,
eppur non mancherebbero i soggetti
che di botta son ottime premesse.
Ci sono sulla via strappi e colletti
che possono lasciar le gambe lesse
se arrivan quando meno te li aspetti.
Mirmina, tre Bagnol, Maltinti e Lisi:
vuoi che nessun di questi vada in crisi?
Giunti pedala con un ferro immane
dopo una lunga assenza per l’impatto
contro il passaggio d’un incauto cane.
Almeno lui ch’ora pedala quatto
sopra quel grave pondo che permane,
può far la botta pur restando intatto,
anche se passa per ciclista saggio
che mai d’impulso parte all’arrembaggio.
Quando però si vede sul Palaia
in testa a far le fila Bagnol Elle,
ben si conferma l’atmosfera gaia
che lente fa girar le pedivelle.
E il gruppo solo all’ultimo si spaia
quando c’è Traversari che s’espelle
ma da Nucci riceve tosto beffe
strascicando l’ansante Bagnol Effe.
La miccia è accesa e il gruppo non esplode,
perde frammenti come la Bertelli
o Borchi che fuggiasco più non s’ode,
e gli altri restan placidi fratelli
che gongolan a valle senza lode
aspettando altri colli come orpelli.
Anzi, c’è pure chi senza alcun crisma
di fronte al duro Legoli fa scisma.
Trattasi qui d’un deprecando trio
che per mero timore di pendenza
a Castelfalfi va con agio e brio.
Additati con esemplar sentenza
sian dunque Bagnol Elle, Giunti e Zio
che scelgono la timida prudenza
e vanno incontro indenni al caldo pasto,
della lor botta scongiurando il fasto.
Legoli non può far saltare il banco,
pur dura è una salita troppo parca
ove soccombe sol chi troppo è stanco.
Invero Bagnol Effe l’acqua imbarca
ma non affonda, e pur diventa bianco
Maltinti in volto e assai la schiena inarca,
mentre Mirmina ch’era un candidato
gigioneggia con Nucci rilassato.
“Non ci son più i bubboni d’una volta!”
Pensa Chiarugi e spera con la musa
che a Castelfalfi sia imprevista svolta.
La speranza di botta è ormai preclusa
a meno che la sosta lì sia tolta
trovando il bar con la serranda chiusa.
In tal caso conviene che si balli
sulla nota salita dei cavalli.
Nessuno sa perché così si noma
giacché mai vi fu traccia d’un equino,
ma c’è chi vi portò ben dura soma.
Così se il volto è specchio del destino
già ci son volti che prometton coma
se non si poseranno al tavolino.
Vorrebbe Pagni avere degni eredi,
lui che un bel dì la fece tutta a piedi,
ma quell’evento nella storia saldo
non lo possiamo rievocar quest’oggi
poiché trovan quel bar aperto e caldo,
e con l’ausilio di cotanti alloggi
anche il più fiacco ridiventa baldo
per affrontar quei pochi ultimi poggi.
E così né Bagnoli, né Maltinti
riceveranno il sacro onor dei vinti.
Eccoli lì frenetici e satolli,
tornano a casa con la tempra intera
paghi d’aver domato freddo e colli.
Ma che ne è stato della canottiera
che resisteva ai ghiandolari ammolli?
Dalla prova scientifica e sincera
par che di Vifra sia degna divisa,
ossia parecchio di sudor intrisa.