Cinquantacinquesima puntata 16/09/2007
La musa si risveglia dal letargo ma i ciclisti non la aiutano.
Settembre, andiamo, è tempo di pedali.
Ora in terra empolese i miei ciclisti
lascian gli stazzi e invadono i viali.
Erraron quattro mesi soli e tristi
senza versi in onor, né madrigali.
Sol oggi per motivi non previsti,
dopo d’ispirazion sì lungo embargo
la Musa si risveglia dal letargo.
C’è Caparrini sulla soglia in sede
che conteggia i partenti con le dita
infin al mignol del secondo piede.
Chiarugi, Traversari e Nucci cita,
poi la Bertelli e Muritano vede
e con stupore Bagnol Elle addita.
Pure la Musa si stropiccia gli occhi:
“Con lui convien che tosto mi balocchi.”
Con Elle redivivo sopraffino
c’e Bagnol A che invece è più devoto
anche se veste come un Arlecchino.
C’è Landi, oppur Callaro come è noto,
d’Integrateam vestito è Borgiolino
ed arriva un ciclista ormai remoto,
quel Salani che mette tutti a frusta
con la sella d’un gran bagaglio onusta.
Non può mancar di Giunti la venuta,
né di Borchi ch’è assiduo alla partenza
e poi va in fuga dopo che saluta.
Pelagotti ogni tanto fa presenza
con la sua mole non del tutto ossuta.
Se percorresse tutto il giro senza
riduzionismo, è chiaro che la Musa
non sarebbe da lui certo delusa.
“Aspettate che adesso vi presenti”
annuncia Caparrin con bei sorrisi
“due ciclisti nell’opera esordienti.”
Coi caschi e cogli occhial, dai loro visi
non si capisce se son forti o lenti,
per ora sono sol Maltinti e Lisi
ma l’occasione par davvero ghiotta
che almeno uno dei due faccia la botta.
Però il percorso molto non ci giova
per isperar in qualche epico strazio.
È vero che la botta spesso cova
in agguato nel tempo e nello spazio,
ma è difficile ambire a tanta prova
sul Chiesanuova oppur sul San Pancrazio.
Caparrin vuol salvare i due figliocci
e condurli alla meta senza cocci.
Ma la Musa, che vuol veder martiri,
per rendere la corsa assai più dura
chiama Boldrin partito in altri giri.
Ci s’aspetta che giunga in gran premura
e il collo con esizio al gruppo tiri,
e invece egli s’adegua all’andatura
concionando con chi al suo tiro viene
così da infligger ben più gravi pene.
Le salite, che sono salitelle,
servono solo a far sparir dal raggio
gli attesi Pelagotti e Bagnol Elle:
son ciclisti di nobile lignaggio
che la reputazione sulle selle
non voglion perder con sì basso ingaggio.
E la Musa con queste scarse cime
va a finir che davvero si deprime.
Frattanto Borchi ha strano portamento.
Oggi le fughe mai giungono in porto
e sembra pedalare controvento.
Forse s’è pur a un certo punto accorto
che la Musa lo osserva con fermento
udendo con perfidia il fiato corto.
Cosicché quando il gruppo fa la sosta,
distrae la Musa e fugge a bella posta.
La Musa sposta il guardo su Maltinti
che quando ancora sta in aperto campo,
toglie il piede al pedale come i vinti.
“Un crampo!” Dice “È solo un mite crampo.
I miei vigori non si sono estinti,
non è la botta, questo scrivo e stampo.”
Pensa la Musa: “Non sarebbe mite
se ci fossero ancor dure salite.”
Ma nel gruppo serpeggian strane voci,
mentre i ciclisti sembran buoni e cari
al passo dei raccoglitor di noci.
La Musa è pronta ad allestir gli altari
per sacrifici tragici ed atroci
quando sente parlare di Linari,
la terrifica rampa che delinque
con la pendenza scritta a venticinque.
Come la freccia che dall’arco scocca,
quella proposta illecita e suadente
veloce vola via di bocca in bocca.
Ma quando Caparrin l’intento sente
la lingua sul palato tosto schiocca
come di negazion segno evidente.
“Non è scritto,” sancisce “non si puote.
Tracciato è il solco già per nostre ruote.”
La Musa vanamente lo lusinga
ma lui non mostra d’essere corrotto
anzi prosegue la sua proba arringa:
“Ognun è bene che di voi sia edotto.
Non voglio che il più debole s’accinga
ad immolarsi in sì crudele botto.
Pazienza poi se lo scrittore langue
se non vede né lacrime, né sangue.
Queste parole di colore terso
furon con multiplo sollievo accolte
ed il Linari dalle menti perso.
Le reclute novelle furon tolte
da destino temibile e diverso,
e forse torneranno anche altre volte,
ma la Musa è in agguato senza fretta
per consumare lirica vendetta.