Cinquantaduesima puntata 09/04/2007
Sulle Pizzorne molti topi ballano per l’assenza di un gatto transgenico.
“Approfittate orsù dell’occorrenza!”
Bandiva Caparrin con forte voce
per attirar ciclisti alla partenza.
“Oggi si canta senza portar croce
perché Boldrin ci onora dell’assenza,
non ci sarà colui che tanto nuoce
e in quest’amena gita fuori porta
più gloria spartirem tra noi e più torta.”
Aveva appena terminato il bando
che una folla d’ansiose biciclette
era già pronta in strada al suo comando.
A numerarle per un poco stette
il presidente, ripensando a quando
quattro gatti eravam nelle pasquette.
Oggi che manca il più truce dei gatti,
sedici topi ballan soddisfatti.
Ballan Nucci, Salani, Tempestini,
Chiarugi, la Bertelli, Bagnolotto,
Muritan, Giunti, Giusti, Marconcini,
Traversari col riciclato Alotto
e, solo in prestito per Caparrrini,
d’Integrateam qualche ciclista indotto:
tre garzoncelli mai veduti prima
coi qual sarà difficile la rima.
Con Boldrini transgenico e allenato
la salita ci offriva ricordanza
con l’Inter nell’odierno campionato.
Nel popol sottomesso ch’ora danza
dobbiam trovar uno predestinato
ch’emerga in questa inabil ridondanza.
Le vie della vittoria sono aperte
e pur lo spettatore si diverte,
però convien che sia verace gara
non salita di vino e tarallucci,
e già in pianura c’è chi si prepara.
Si vedon muovere Chiarugi e Nucci
con Giunti e un garzoncello che s’acclara,
ma è presto ancora per sudori e crucci,
le Pizzorne saranno degna arena
per chi vorrà destar valore o pena.
Se sedici però vi sembran pochi,
ci prova la Bertelli ad abbordarne
degli altri, invece di guardare i crochi.
Ma dopo rade pedalate e scarne
costor nel gruppo vedon troppi cuochi
intesi ad arrostir la loro carne
e invece di Pariana pensan meglio
di tirar dritto tutti per Boveglio.
“Signori, le Pizzorne!” E poi si stacca.
Proclama Caparrini e lento incede
mentre un giovin garzone Nucci bracca.
Chi siano i cacciatori e chi le prede
non è chiaro all’inizio, e molta fiacca
in alcuni dei forti s’intravede.
Salani intanto stacca già i vetusti
Chiarugi, Tempestini, Giunti e Giusti.
Pariana è nota per la palla elastica
e la salita qui, da liscia e tersa,
diventa presto spigolosa e drastica.
Dal garzoncello ormai la testa è persa
e con il fiele l’acido rimastica
quando pure Salani lo traversa,
e già sulla petrosa ed aspra china
Tempestin con le lonze s’avvicina.
Coll’alta fronte schiva buche e sassi;
ha lasciato Chiarugi ed un figliolo
(l’altro più avanti pare che collassi).
Tempestini sta per spiccare il volo
quando trova al lavoro sui suoi passi
nel mezzo della strada un boscaiolo
che con la sega in man tosto s’impegna
a farlo ruzzolare sulla legna.
Tempestin si risveglia in un groviglio
di rami, foglie secche e segatura
ma non perde l’ardor ed il cipiglio,
rimonta in sella sulla rampa dura
e torna in gara senza batter ciglio.
Ma per effetto di questa ventura,
che gli ha lasciato graffi sulla lonza,
lo sorpassa Chiarugi che non ponza.
La brama di vittoria è compromessa
ma Tempestin pieno di ramoscelli
di spinger sui pedali più non cessa.
Come pur gli scherzosi garzoncelli,
privati di una gloria quasi espressa
dal redivivo Nucci, senza appelli,
che si guadagna l’ansimato pan
nella taverna dell’Aldebaran.
Gli arrivi si susseguon alla fonte
che ha visto in vita sua tante borracce
sottese e aperte nelle mani pronte.
Ma quelle sedici imperlate facce
non sembrano venute al piano monte
solo per degustar quell’acque diacce,
mentre le malghe già si fanno ricche
di famigliole intente al picche nicche.
Il presidente mangia, beve e tace,
e nel silenzio della sua crostata
col suo fedele gruppo si compiace
perché lo vede unito, e poi constata
che pure se Boldrin è contumace
si può trovar materia da puntata.
Meglio sarebbe, quando poi ritorna,
che qualcun gli limasse un po’ le corna.
Per Caparrin comunque l’importante
è che sui suoi percorsi noti e cari
il ciclismo sia fervido e abbondante,
e che nessun riduca, scorci o bari.
E il pubblico gradisce, nonostante
gli spettacol non sian di molto vari:
tre Pizzorne, tre Casore e tre Serra,
bel girotondo e tutti giù per terra.