Quarantaseiesima puntata 22/10/2006

Alla sagra del Chianti Classico strani ciclisti vengono per adorare Boldrini. Ma lui si nega.

 

Sarà tornato al luogo del delitto,

oppure l’ultime vicende estreme

l’avranno moralmente troppo afflitto?

Questo oggi resta a noi di tanta speme.

Egli ha in mano il destin di questo scritto

e il pubblico lettor di molto freme

non di saper la Classica del Chianti

ma di Boldrini tra i Ciclisti Erranti.

 

La fama di sue gesta ormai s’è sparsa.

Ciclisti e magi vengon da ogni dove

seguendo una cometa in ciel apparsa.

Non credon alle rime, voglion prove

per appurar che il mito non sia farsa.

L’aspettan speranzosi e son già nove:

sociali e forestieri ad aspettar

Boldrin come si aspettano le star.

 

Ospiti illustri si son invitati:

il primo è quel robotico Trasacco

che spadroneggia indomo tra i fogati.

È disposto a sorbirsi il gruppo fiacco

pur d’esser tra gli attori scritturati

a interpretare Bruno o Buffalmacco,

se mai possa avvenir che ancor Boldrini

reciti un altro dei suoi Calandrini.

 

Ed alla prima delle sue puntate

Bitossi ha un abito che non fa torti

all’inverno, all’autunno od all’estate.

Un piede tra i bubboni ed un tra i forti,

ha veste adatta alle sue doti innate:

giubbotto peso con calzoni corti,

e poscia, tanto per non dar nell’occhio,

gambal che solo coprono il ginocchio.

 

Ma la sorpresa non è sol Bitossi

con quelli strani e futili gambali,

c’è pur un membro degli eterodossi,

un magio di Carrozzeria Pasquali.

Viene a osannar Boldrin dai cosci grossi,

ma vuol restar ciclista tra i normali,

di quelli che non sostano nei barre,

perciò lo chiameremo Baldassarre.

 

Per l’occasion ritorna nell’ovile

pur Muritano dopo tante lune

dalla famosa botta notarile.

Promette d’essere temprato e immune

con la bici forgiata in bello stile,

ma le riserve sembran opportune.

Però lui ribadisce: “Son temprato

a sfidare Boldrin sullo sterrato.”

 

Anche A.Bagnol, campione d’indolenza,

in queste storie assai di pathos ricche

non vuol esserci solo alla partenza

e il giro intero affronta senza picche

con la sua solita asocial parvenza,

vestendo e pedalando come Ullrìcche

ed affermando: “Scoprirete dopo

se sono naturale o se mi dopo.”

 

Nucci, Chiarugi, la Bertelli e il duca

completavano il pubblico impaziente

di riveder quell’increspata nuca.

Tutti costoro volti al presidente

disser: “Non ci avrà mica dato buca?”

E lì comparve tacito e repente.

Proprio Boldrini, celestial molosso,

e la folla s’aprì come il Mar Rosso.

 

“La Classica del Chianti sia varata!”

Proclamò Caparrini da Via Baccio

dando fugace ed invidiosa occhiata

alla Bertelli con l’ignudo braccio.

Occhi però non v’eran per la fata,

tutti miravan nel vapore diaccio

la leggiadria dell’ultimo venuto

col suo rorido cuoio capelluto.

 

Perché la nebbia dagli asfalti molli

saliva a condensarsi sul suo cranio

pria di piovigginare agli irti colli.

Ma lui languiva in coda zitto e stranio

sopportando del gruppo i ritmi frolli

senza metterlo tosto in suo demanio.

Sembrò destarsi dal torpor a Greve

ma fu risveglio frettoloso e breve.

 

Trasacco e Baldassar tentaron spesso

di provocarlo con allunghi e scatti

ma lui reagiva come pesce lesso,

quasi costretto a dimostrar con gli atti

che non era a nessuno sottomesso.

Capì Chiarugi con questi antefatti

ch’era inutil proporgli la Volpaia

dov’eran in agguato sassi e ghiaia.

 

Rassegnato lo bracca sul Panzano

ma Boldrin che non sa di questa tregua

forse teme altro scherzo di villano.

“Chi m’ama” tosto invoca “orsù mi segua!”

Ma l’amore non basta e il grido è vano,

e Boldrin nella nebbia si dilegua.

A Castellina va per scorciatoia

che qualcuno ritiene scappatoia.

 

Pianger non serve sul Boldrin fuggito,

però dispiace a chi pedala e scrive

perder l’attor d’un potenzial ordito

e rimaner con trame più retrive:

del Bar Italia al tavolo imbandito,

di Muritan che lotta e sopravvive,

d’A.Bagnol che se in strada si rilancia

non sarà più ciclista con la pancia.

 

Son diventati ormai tutti tedeschi,

s’allenan con impegno ed acribia

privandoci di spunti romanzeschi.

E siam ridotti in questa carestia,

per sfogare gli spirti fanciulleschi,

a tirar l’acqua da un cavalcavia.

O Boldrin, paladin dei sassi bianchi,

sei via da sol un’ora e già ci manchi.