Quarantunesima puntata 07/05/2006
A Vallombrosa la classe notarile va in paradiso.
“Non può farcela, è indubbio, non può darsi.”
“Centocinquanta son davvero troppi
per un che vien da quei che sono scarsi.”
“Prepariamoci, gente, a gravi intoppi.”
“Non è possibile per lui salvarsi.”
“Fuggiam per tempo prima che lui scoppi.”
“L’ultima volta, preso dalle doglie,
s’è fatto rincasare dalla moglie!”
Questi eran solo alcuni dei commenti
che s’udivan nell’aria di partenza
allorché chiari furono gli intenti
di Muritan ch’era convinto senza
attitudine al ruolo o allenamenti
d’essere degno d’integral presenza
nella Classica antica e perigliosa
che sale all’abbazia di Vallombrosa.
“Perché lo fai? Perché t’ostini ed osi?
Con molte men difficoltà tu fosti
burlato tra color che sono esplosi.
Ora sei bravo, è vero, quando sosti
con le paste e il caffè nei bar fumosi,
ma qui t’aspettan colli molti e tosti.”
Murmuri e voci parvero un vespaio
ma impassibil e fermo era il notaio.
“Perché t’ostini ad ostentar le pene?
Perché vuoi render pubblici i tuoi botti?
Dai retta a chi, come noi due, s’astiene”
Ma i suoi intenti non furono corrotti
nemmen dalle autorevoli sirene
dell’inazion, Mirmina e Pelagotti.
Così convien che il duo tosto scompaia
dopo venti chilometri a Cerbaia.
“Ora incominciano i dolenti affanni.”
Gli disse Caparrin per consolarlo.
“Questa è la rampa detta San Giovanni,
ma sarà sol un piccioletto tarlo.
C’è un altro santo al Giro, ed è il San Carlo
che dieci volte questo farà danni.”
Così il probo notaio senza pianti
imparò presto a non scherzar coi santi.
“Il prossimo che incontrerai è San Polo,
ma se tu vuoi che questo non accada
salva le penne dal penace volo.”
Così A.Bagnol lo molce in Chianti a Strada,
ma lui persevera e lo lascia solo
ché a tentazioni di scorciar non bada,
ed a Poggio alla Croce soddisfatto
il dado del notaio allor è tratto.
Nucci, che fu suo persuasor occulto,
lo sprona tra Figline, Vaggio e Cascia
per dare alle sue prime pene indulto.
Muritano non sembra aver ambascia
però si stacca già senza un sussulto
ed il pio Nucci solo non lo lascia,
ma quando arriva al bivio di Reggello
rimane tra l’incudine e il martello:
offrire a Muritan pietosa scorta
o attaccare Boldrin, questo è il dilemma,
risolto inver come persona accorta.
Nucci per non venir meno al suo stemma
con Boldrin da fogato si comporta
ma poi di Muritan tanta è la flemma
che discendere può da lui che sale
e risalir con passo assistenziale.
Gli altri frattanto invadon la foresta
di Vallombrosa e stagnan senza fretta
cercando di santificar la festa,
ognun con duplice ed onusta fetta
piena di roba varia ed indigesta
(Tempestin, per esempio, di porchetta).
Caparrin non trattiene crucci e lagne
quando scopre che c’eran le lasagne.
Bagnolin, Zio, Bertelli e Traversari
consuman nell’indugio il fiero pasto
che fu lungo e gustato senza pari.
Muritan era atteso con gran fasto
come si deve a vittime d’altari,
ma quando giunse non pareva guasto.
S’accasciò sulla sedia tra gli sguardi
e Nucci lo imboccò per non far tardi.
La tempra del notaio non s’è arresa,
ma lassù nell’umbratile abbazia
ancor è presto per parlar d’impresa,
perché bisogna ritornar al via
e tale tempra più che la discesa
ad altro pedalar pare restia;
ma già guadagna il titolo di prode
anche se è chiaro che tra poco esplode.
Si prolunga comunque il suo riposo,
perché trovar un minzional recesso
diventa affare molto laborioso.
Caparrini e Bertel, d’inegual sesso,
ambirebbero a loco degno e ascoso,
non il muro, la siepe od il cipresso.
Per evitar che il pantalon si bagni
al bar impongon altra sosta-Pagni.
A Muritan torniamo ch’è silente
ma pedala sulla statale invasa,
e di suo intento ancora non si pente.
Se il capogruppo accelera, si sfasa
e ben accetta pedalate lente,
contando quelle che separan casa.
Semafori e automobili a Firenze
ormai son trascurabil penitenze.
Tacito va ma fiero a testa china,
e quando arriva la risibil rampa
chiamata Masso della Golfolina,
pesante masso sulle gambe stampa
e con Nucci, ancor sua crocerossina,
alla botta annunciata più non scampa:
dal gruppo inesorabile si stacca
ma l’onor dell’impresa non s’intacca.
E giusto onor gli fu riconosciuto
dal gruppo intero che lo volle atteso
anche quando sembrava ormai perduto,
per divider con lui l’ultimo peso
e dedicargli l’ultimo tributo
prima che dalla crisi fosse steso:
tutta la squadra attorniò Muritano
come quando s’attarda il capitano.