Trentasettesima puntata 12/02/2006
Il nuovo che avanza. Anche per Bagnoli L. finisce l’età del ferro.
Era rimasto l’ultimo esemplare,
unico in tutta l’orbe, se non erro,
che con virtù soleva pedalare
con un cancello dell’età del ferro:
la sua Colnago lustra e secolare
come rupestre e vigoroso cerro,
che brillò per almen tredici soli
col responsabil tecnico Bagnoli.
In questo ingrato mondo d’usa-e-getta,
dove un telaio dura due stagioni,
Bagnol, esteta della bicicletta,
cambiava a mala pena i due fascioni,
tanto teneva ogni sua parte netta
che non urgevan mai sostituzioni,
anche perché non v’eran parti lese
con un allenamento scarso al mese.
Passavan gli anni, i chili e le salite,
e Bagnol Elle si vedeva intorno
sfrecciar bici più snelle e più tornite.
Il suo ronzin puro come liocorno
lunge restava dalle mete ambite,
in coda pascolando disadorno,
ma mirando il suo fido presidente
insano intento gli veniva in mente.
“Caparrini” pensava “ch’ebbe in dote
ugual Colnago ch’ora in me perdura,
nel frattempo vagò su tante ruote.
Pria lo staccavo assai senza premura,
oggi con arte lui staccarmi puote,
cambiando già tre bici addirittura.
Se voglio star con lui senz’allenarmi,
ohimè, dovrò combatter con altr’armi.”
E fu così, nei giorni della merla,
la decision che gli premeva in petto
ormai più non poteva trattenerla,
e recatosi sano al Lazzaretto,
delle Colnago scelse miglior perla,
d’ebano raro e di viril aspetto.
“Con questa” disse al venditore Nieri
“non solo Caparrin avrà pensieri!
Raddoppierò gli allenamenti e i colli,
due volte al mese, crepi la pigrizia,
ma solo se le strade non son molli
e se non son presaghe di sporcizia.
Fra scalpitanti e intrepidi rampolli
nuovo ciclista antico ancor inizia:
ritornerò il Bagnol garibaldino
che staccò pur Chiarugi sul Cervino!”
Con tal proponimenti ben celati
viene in Via Baccio per il gran rinnovo,
fra incredul occhi e nasi congelati.
Il primo è Caparrini che dice: “Approvo.”
Poi c’è Chiarugi: “Lascia che la guati.”
Poi gli altri pastorelli giunti al covo
che gareggiano per chi meglio canta
le virtù della nera ci-cinquanta.
“Migliore giorno sceglier non potevi”
gli disse Caparrin “per sacro abbrivio,
ma non pensar di fare giri brevi.
È un giorno ch’entrerà nell’aureo archivio
e tu con tal primizia più non devi
fuggir a casa dal più lesto bivio.”
Bagnol, che mai sfiorò cotal intento,
finge la resa e allor lo fa contento.
Egli già pensa a disfidar Boldrini,
altro che riduzioni di percorso
come crede l’ingenuo Caparrini.
Il tecnico Bagnol di lungo corso
nel cor s’appressa ad ambiziosi fini
col metallo pregiato in suo soccorso,
e già potrà mostrar la nuova forza
su una salita di tenace scorza.
San Donnino, non quella dei cinesi,
è una rampaccia chiarugiana infatti,
ove son pochi quei rimasti illesi.
Tutti ne son sadicamente attratti
ma il duca con imperio e catechesi
ammonisce Bagnol con altri patti:
“Non fia giammai che con bici novella
t’immoli su quell’erta trista e fella!
Non pedalar con lor ma vieni meco
su strada più sicura e più melensa.”
Nell’anima Bagnol or sente un’eco:
“Contraddir Caparrin non posso” pensa
“anche se l’occasion d’ecceller spreco
in una gara che s’annuncia intensa.”
Così per il pericolo scampato
a Caparrin Bagnol si finge grato.
Ma se non piange almeno poco ride
pensando a quello che si sta perdendo
mentre dai duri e puri si divide.
Li pensa su quel vicolo tremendo
la natura del qual, che lui mai vide,
per l’eccessiva crudeltà trascendo.
Dico soltanto che non ci fu tattica
ma molti segni d’acidosi lattica.
Quando si ricongiunsero i due tronchi
d’Empolitour nel bar di Barberino,
e Bagnol vide sette corpi cionchi
per la fatica, e seppe che persino
era arrivato in cima a pieni bronchi
l’omonimo virgulto Bagnolino,
in gola si sentì crescer un groppo
e riecheggiò nell’alma: “Questo è troppo!”
Sarà per l’occasion di gloria persa,
sarà per colpa d’interiore scorno,
di fatto con quella Colnago tersa
e Caparrini che gli ronza attorno,
Bagnol in condizion pietose versa
lungo la blanda strada del ritorno
ove crisi più grande di sue colpe
vien a Santa Cristina in Salivolpe.
Caparrini, che i suoi tormenti ignora,
pensa a solita crisi cartesiana
per poco allenamento e lo rincuora:
“Che l’hai comprata a far bici sovrana
se tal figure vieni a far ancora!
Con mezzo allenamento a settimana
saresti stato, dammi retta, pago
molto più con l’atavica Colnago.”