Trentatreesima puntata 04/12/2005
Giro bagnato, giro fortunato. Con qualche accenno di suspense
Quando a dicembre l’acqua vien giù ghiaccia,
e nera si riflette sull’asfalto,
di ciclisti per strada non v’è traccia.
Almen quelli normali e senza smalto
non osano sfidare la minaccia
e la puntata qui farebbe un salto.
Ma suonan l’otto e già sotto il piovasco
uno si vede pedalar col casco.
L’Empolitour ha regola ben nota
ch’è scritta nelle millenarie carte:
“Anche se in terra ci son pozze o mota,
se al momento non piove, allor si parte.
Se piove quando mossa è ormai la ruota
si dà prosieguo senza dubbi all’arte.”
Su tal principio, suonan l’otto e mezzo
e Chiarugi compare tutto mezzo,
davanti a Caparrin che aspetta e freme
col telefono in mano, e alla sua vista
sente rinfocolar l’umida speme.
“Aspetta, Bagnolino, torna in pista!”
parla telefonante “Il ciel non geme.
Lascia il pigiama e vesti da ciclista!”
“Allor si parte,” dice poi a quel molle
“divinando sul ciel di colle in colle.
In tre noi siam: è numero perfetto.
E là c’è Nucci, siam già quattro e forse
potremo far un giro meno stretto.”
Poi quando all’orizzonte pur Zio sorse
Caparrini rimosse ogni sospetto
e ad allestir la bici tosto corse.
“D’acqua ne posso prender pur un secchio.”
Disse indossando l’abito più vecchio.
“Già tanti siam per l’acqua ch’è sicura.”
Ma poscia aggiunse con la giubba rossa
l’arrivo d’A. Bagnoli addirittura.
“Con la Bertelli e Tempestin s’ingrossa
quest’insperato gruppo a dismisura.”
Disse, e si rinfrancò con altra possa,
ché giunse Giunti e il Bagnolin promesso
a suggellar l’acquatico successo.
Li ricontò tre volte il presidente.
“Siamo davvero” disse fiero” in nove,
nonostante la pioggia assai recente
lasci molti altri soci nelle alcove.
E se il vostro ardimento non si pente
faremo il giro intero anche se piove.
Ma che dico, possiamo rilassarci.
Guardate di sereno quanti squarci!”
Rilassato era infatti l’aggettivo
giusto per quel plotone lento molto
che salutava in ciarle il sol sorgivo.
Lo strato d’acqua sulla via raccolto
brillava adesso ed era fuggitivo
schizzando dalle ruote in groppa e in volto.
Il sol che accese queste luminarie
suscitò pur proposte velleitarie.
“Vogliamo lo sterrato!” S’alzò un grido.
“Invece dell’asfalto a Cipressino
prendiamo per Tignan dal suol infido.
Con cani sciolti, mota e brecciolino,
quello è sì un vero ardimentoso lido.”
Scosse il duca il vetusto cappellino,
e Giunti ribadì con ferma posa:
“Giammai lì porterò la mia De Rosa!”
Così il capitolo dello sterrato,
come lo squarcio di sereno aperto,
dopo pochi minuti fu archiviato.
E senza pioggia né Boldrin, di certo
il giro ci sembrava incanalato
nella suspense d’un lirico concerto.
Tracciato parve il solco dall’aratro,
ma in serbo c’era un colpo di teatro.
Mentre che Giunti allevia la vescica,
ad Ulignano Caparrin s’acciglia.
“Qualcosa” dice “qui non quadra mica.
La bici ha qualche sintomo,” bisbiglia
(la bici sua sapete è quella antica)
“la pedalata, non so dir, s’impiglia.”
Siccome egli ha già rotto tre telai,
tutti si ferman premurosi e gai.
Vedono già quale destin aspetta
Caparrin, che se ha rotto pure questa,
di riserva non ha più bicicletta.
Ma non hanno quell’aria cupa e mesta
che sarebbe in cotal destin corretta,
e mentre il duca ad indagar s’appresta,
gli altri si mostran molto divertiti
all’idea che sia rotta o che si sviti.
La presidenzial bici allor s’espone
al general non tacito intervento
che di man la ricopre e d‘attenzione.
E l’arcano si svela in un momento
quando una man produce oscillazione
anomala nel central movimento.
Un danno dunque non così nefando
che può curar con calma pure Brando.
Barberino è vicino, e la speranza
d’altri colpi di scena è molto bassa.
Qualche nuvola tetra in alto avanza
ma guarda il gruppo pedalar e passa.
E il gruppo con l’atavica costanza
nel caffè con le paste si rilassa.
Sembrerebbe l’epilogo per tutti:
“e tornarono a casa lieti e asciutti.”
Ma quando par l’epodo ormai deciso
e piattamente chiusa la puntata,
la Bertelli svanisce senza avviso.
A San Pancrazio c’era ancor la fata
e in un minuto di mistero intriso
s’è lestamente volatilizzata,
e al gruppo che concluse il gir compatto
piacerebbe saper che fine ha fatto.