Centoquarantottesima puntata 09/10/2016

Nella Classica del Chianti Caparrini prova ad estirpare la mala pianta del riduzionismo. Senza riuscirci.

 

"Oggi chi c'è che fa il percorso breve?"

"Io penso d'arrivar fino a Panzano."

"No, troppo lunga. Andiamo fino a Greve."

"M'aspettan per il pranzo meridiano."

"Io non voglio beccare pioggia o neve."

"Devo tornar per il mercato urbano."

Partita è già la Classica del Chianti

ma i pretesti di scorcio sono tanti.

 

"Io v'avverto, poi fate quel che fate."

È Caparrin che irrompe e vaticina.

"Vane saran le vostre pedalate,

vana ogni vostra lena ed anodina

e le vostre presenze cancellate,

se non giungete in sosta a Castellina."

Udendo questo vindice anatema

la folla dei riduzionisti trema.

 

Parlottan fra di lor, ma non decade

l'insana decision di scorciatoia.

"Intanto andiam fin alle Quattro Strade."

Il presidente ascolta e il rospo ingoia:

"Nemmen mangiasser cibo che poi scade,

nemmen temesser di patire noia.

Un'ora di ciclismo in più che costa?

E non c'è Pagni a prolungar la sosta."

 

Il gruppo avanza in triplice filare

però la musa deve stare attenta

ché i reprobi non può nemmen citare.

"E pure chi fuga bidone tenta

subirà punizione militare."

È Caparrini ancora che argomenta.

Ma a Chiesanuova se ne vanno in cinque

col lesto pedalar di chi delinque.

 

Evadon con intento duraturo

De Gaspar, Tempestin, Nucci, Scardigli

e il prodigo figliolo Pisaturo.

Il gruppo insegue al ritmo di sbadigli

ma il giudice supremo è ancora duro

e non vira a mitezza di consigli:

"Se pur faran chilometri totali

squalificati sono dagli annali."

 

"Ma allora se togliamo questi in testa

e i dieci innominabil riduttori,

al presidente Caparrin chi resta?"

Si chiederanno i dodici lettori.

È formazione modica ma onesta

che acquisterà gli imperituri onori,

da divider senza supremazia

fra gli otto invitti della compagnia.

 

C'è la Bertelli dal pedal di fata

che sovente nel bubbolio è protratta

e per questo temuta e rispettata.

Oggi però non bubbola e s'adatta

ad ogni mascolina pedalata,

e quando per minzion tosto s'infratta

sostano i maschi senza dir "che palle"

e Innocenti le fa da guardaspalle.

 

E c'è Innocenti, appunto, sulla scena

che colla colla a Caparrin fa paio

in salita mirandone la schiena.

Col patronimico di benzinaio

nel ciclismo era noto a mala pena.

Or che d'Empolitour indossa il saio

verso illustre carriera si sbilancia

pur se gli manca ancora il Tour di Francia.

 

E manca anche al salace Menichetti

che all'apparenza di chi beve ponce

svela uno scalator che non t'aspetti,

e mentre gli altri sudano a bigonce

decanta madrigal, odi e sonetti

del repertorio di sue rime sconce.

Dev'esserci, a pensarci bene, un nesso

se tutti lo conoscon come Sesso.

 

Oggi gli integralisti sono pari:

quattro esperti di Tour e quattro assenti,

e fra questi c'è il mite Traversari

che in Italia ha solcato monti e venti

ed ora in coda sta senza avversari

rimirando la schiena d'Innocenti,

usando poi una frase di prammatica:

"Vado piano per colpa della sciatica."

 

Ma fra tanti ciclisti da primordi

uno ce n'è che senza tanti chiassi

in una grande Classica è agli esordi.

Si tratta del novizio Michelassi,

ciclista che rimane spesso ai bordi,

a volte sta coi forti, altre coi lassi

ma è l'unico che sta con la Bertelli

a disquisir di fiori, piante e augelli.

 

"Attenti, ella non va come educanda,"

dice Chiarugi che così si conta

"al passo di chi annusa la lavanda.

Su questo vil Panzano sembra pronta

a pedalar come una che comanda

e se ci stacca, duro fio si sconta."

La  vetta di Panzano è pien di gente,

compreso Nucci Ro resipiscente

 

che così ottiene multa più ridotta

e va col plotoncin di Caparrini

ove nessun fa il fumo o fa la botta.

Il gruppo, come il ribollir dei tini,

vaga nel Chianti Classico e borbotta

e si rallegra all'aspro odor dei vini,

e a Menichetti quindi non rimane

che qualche distico sulle puttane.

 

Il bar Italia pieno di stranieri

assiste all'ozio del regale ottetto

insieme a torvi nuvoloni neri.

Ma in questo giorno dagli dei protetto

anche il vento esaudisce i desideri

e spinge il gruppo verso un cielo schietto,

e gli esuli pensieri vanno ai vili

che anticiparon l'esodo agli ovili.