Centoquarantasettesima
puntata 12/06/2016
Dove le Pizzorne snobbate dai riduzionisti si rivalgono sugli integralisti.
"È ancora primavera, non estate
e se piove nel fine settimana
più di tanto non vi meravigliate.
Per due volte la scelta è stata
vana
e le Pizzorne becche e rimandate:
ma questa volta il cielo si
risana."
Lo dice Caparrini che lo scruta
mentre i ciclisti sono già una
muta.
Si contan perlomeno venti teste
e che sian conosciute si presume
dalla socialità della lor veste,
ma solo in quattro indossano il
costume,
quel pigiamino bionico celeste
che il corpo insacca a guisa di
salume:
Chiarugi, Caparrin, Bartoli e
Nucci,
affusolati come balestrucci.
Svolazzano flemmatici e silenti
pur sapendo che Nozzoli l'invitto
li staccherà pur senza paramenti.
Ma se il verdetto in testa sta
già scritto,
la musa guarda in faccia gli
altri venti
alla ricerca di qualcun afflitto,
prefigurando a tragico destino
Carlon, De Rienzo, Giunti e
Mandolino.
"Ci sono anch'io!" Così Ulivier
reclama.
Ma la musa lo sente e non lo
conta
perché di scorciatore ha lunga
fama.
In agguato la botta è sempre
pronta
e potrebbe passar salita grama
chi sulla bici poco o male monta:
Hassan che si rivede con la
pancia
o un nuovo iscritto per il Tour
di Francia.
Trattasi di Vezzosi figlio d'arte
che se del noto padre ha preso il
vezzo
salirà al passo di chi gioca a
carte.
Però senza un Boldrini là nel
mezzo
il campo è più di fiori che di
Marte
e la lentezza è il conseguente
prezzo.
Anche un tizio con maglia
norvegese
s'adatta alla viltà senza
pretese.
"Sulle Pizzorne nubi
all'orizzonte
ma folta e motivata è la mia
greggia."
Osserva Caparrini duca e conte.
Ma una cert'uggia nel ploton
serpeggia
e a Chiesina Uzzanese dopo un
ponte
mentre Nozzoli tira come scheggia
l'avita coppia Mandolin-Carlone
repente prende un'altra
direzione.
"Clemenza abbiate per lor che son
avi."
Commenta a questa dipartita il
duca.
"Ma siate voi perseveranti e
bravi."
E detto questo in men che si
deduca,
con l'espression di chi perde le
chiavi
nota che pur Cocchetti ha dato
buca
e che De Rienzo, vista la parata,
con gli anziani se l'è tosto
svignata.
"Poco male, siam tanti e
volitivi."
Di Caparrin son gli esuli
pensieri
mentre la squadra tituba fra i
bivi.
"Pazienza, siam ciclisti molto
seri
e alle Pizzorne vedrò tanti
arrivi."
Frattanto a Pescia fugge anche
Ulivieri
ma prima che la musa lo corbelli
con sé trascina pure la Bertelli.
"Il dado è tratto, ormai siam a
Collodi."
Sostiene Caparrin che guarda e
chiosa:
"Più non assisteremo a queste
frodi."
Qui temerario forcing Hassan osa
ma pronto è il contrappasso dei
più prodi
con Nozzol che in salita si
riposa.
Per tutta delusion il marocchino
allora torna indietro a capo
chino.
Giunti però è un ciclista che non
sgarra
anche se a dire il vero
ultimamente
s'è allenato di più con la
chitarra.
Buon sangue come l'arte mai non
mente,
e Giunti, il cui valor spesso si
narra,
quando cede al vigor del
presidente
e non vede nessuno alle sue
spalle
gira la bici e torna anch'egli a
valle.
Incominciata ancor non è la festa
e Caparrin staccato dalla lotta
col sol Vezzosi nuovo e ligio
resta.
Mentre Nozzoli senza briglie
trotta
e al gruppo dei normali Zio sta
in testa,
s'ode qualcosa che somiglia a
botta.
Non è però un ciclista che va in
crisi
ma un segnal che li rende più
indecisi.
"Ragazzi, tuona e l'aria si fa
scura."
Il norvegese, che non sa la
storia,
pensa di scender giù con gran
premura.
Dieci sull'altopian vengono in
gloria
ma fra proposte l'unica sicura
è ancor la sosta-Pagni
obbligatoria.
E Caparrin: "Che piova non
discuto,
tutt'al più mangio e bevo con
l'imbuto."
Fatal sull'altopiano fu
l'indugio:
tanto tuonò che poi il diluvio
venne,
senza sconto, riparo o
sotterfugio.
Si narra che qualcun salvò le
penne
dal fortunal perché chiese
rifugio
e misericordioso asilo ottenne:
in un casotto con la stufa accesa
mentre il fango franava giù in
discesa.
A consolar la beffa di Pizzorna
il celeste costume che non pecca
pulito e profumato a casa torna.
Il ciel si terge e il sol
lambisce e lecca,
di quiete dopo i lampi il cor
s'adorna,
ma c'è una cosa ancor che a molti
secca:
saper che i vil riduzionisti
tutti
purtroppo son rimasti belli e
asciutti.