Centoquarantaseiesima
puntata 17/04/2016
Per doppiare il monte Serra ci vogliono supereroi. E infatti molti indossano un apposito costume.
Passano i giorni, i mesi e le puntate,
e le salite che furono svolte
nel circondario ormai sono scontate.
Cosicché Caparrin, che idee ne ha molte,
per renderle più varie e rinnovate
in un sol giorno fa scalar due volte.
"Un Serra è poco." (Son parole sue).
"Oggi miei prodi ne facciamo due.
Dalla parte di Pisa e poi di Lucca:
la musa attentamente guardi e scriva
additando chi taglia, scorcia o trucca."
Però la squadra che in partenza arriva
sembra piena di gente molto stucca
che vuol tornare presto o lavativa.
Tanto che un chiacchiericcio s'alza in volo:
"Io di Serra ne scalerò uno solo."
Ai più fidati Caparrin impose
il nuovo completin di bel tessuto
dotato di virtù miracolose.
"Il sudor" dice lui "non trattenuto
lì vi profuma di violette e rose,
e non è solo una virtù di fiuto:
scongiura sole, vento e pioggerella
senza la camiciola o la mantella."
Lo indossan solo i doppiator di Serra
così la musa tosto riconosce
chi pedala nel torto e chi non erra.
Se le uniformi vecchie erano flosce
questa le membra come morsa serra
esaltando il profilo delle cosce,
e quelle di Boldrini e di Cordero
sembran tronchi di querce per davvero.
Maltana e Bartolin, se non si sbaglia,
differiscono di cinquanta chili
ma indossano più o men la stessa taglia.
È un capo adatto per diversi stili:
come abito da sera e come maglia
per passare la notte nei covili.
Chiarugi, Pisatur, Nucci e Scardigli
provato l'hanno già nei lor giacigli.
Imbizzarriti come branco d'alci,
ciclisti di molteplici tessuti
giungono lesti nel basale Calci,
ma qui parecchi pavidi od astuti
conviene tosto che la musa falci
ché vanno sì sul Serra ma da Buti:
Ulivieri, Mancin, Rinaldi e Giunti
son quattro esempi d'almen dieci espunti.
In fila dietro Nozzol che troneggia
ancora non si posson fare conti
sulle intenzioni della folta greggia.
Caparrin non concederebbe sconti
ma c'è una minoranza che l'osteggia
e giammai potrà sopportar due monti.
Uno è già troppo per Maltinti mentre
Corder di Serra ne vuol fare ben tre.
Comunque sia, si sfoderano l'armi
per staccare Boldrini, speranzosi
che per quell'altro Serra si risparmi.
Ha Chiarugi propositi ambiziosi
ma ben presto finiscono i suoi carmi
fra le ruote di Nucci e di Garosi.
Con vestiti antiquati ed imperfetti
van più forte Salani e Menichetti.
L'ascesa nuoce già, ma nonostante
si formino notevoli divari
il primo Serra è poco interessante.
Ci provan Innocenti e Traversari
e pur Maltinti molto più distante,
ma non son botte, son deboli spari.
E al crocevia fatale dei Cristalli
avviene che la situazion sfarfalli.
"Prima della più ripida salita
a Buti andando pian ci si raduna."
Con ottimismo Caparrin invita.
Ma l'invito non ha molta fortuna:
a Buti mezza squadra è già svanita
e la restante poco s'accomuna.
Cordero e Pisatur, ci si domanda,
perché scelgono un vil anda-e-rianda?
Alla Pieve di Compito son scesi
e risaliti dal versante stesso,
il titol meritando d'incompresi.
Ma almen di lor si sa cos'è successo.
E Nozzoli, Bodrini, tanto attesi,
Garosi e Menichetti detto Sesso?
Insomma Caparrin, per farla breve,
con tre ciclisti transita alla Pieve.
Son Salani e Martini diligenti
e Chiarugi fedele tra i sodali
che di staccar Boldrin non ha più intenti.
"In fuga è la Maltana coi gambali
con Nucci, la Bertelli e l'Innocenti"
Dice Chiarugi fiacco sui pedali.
Farsi staccar da lor sarebbe un'onta,
perciò comincian lenta la rimonta.
Ci fu molta lentezza e nessun botto,
e in cima sul piazzale delle antenne
i superstiti uniti furon otto.
E non ebber nemmeno troppe strenne
anzi, subiron l'imprevisto scotto
quando Nucci a constatazion pervenne
che in forza d'un destin cinico e astruso
il barre dei Cristalli era ancor chiuso.
Caparrini tradito dai compagni,
rimasto con un misero plotone,
costretto a rimandar la sosta Pagni,
sui due Serra finì con
riflessione:
"Non conviene comunque che mi lagni.
Di questo giro ho una soddisfazione:
annusar la sudata mia maglietta
e sentire profumo di violetta.”