Centoquarantacinquesima
puntata 13/03/2016
Prima il vento e poi il Boldrini. Piccole e grandi molestie nella Classica di Siena.
In partenza conviene che si
scriva
che le salite ormai non han più
scampo
se s'allena vieppiù la comitiva.
I percorsi son fatti con lo
stampo
ma Caparrin talora li ravviva:
per oggi stabilì Piazza del Campo
cosicché se la tappa è poco tosta
impervia almen risulterà la
sosta.
"Chi viene a Siena?" Il gruppo
s'incammina
e nella mente Caparrin prepara
di nomi e d'adesioni una ventina.
"S'arriverà dove ci fu la gara,"
dice Nucci "da Santa Caterina
la rampa dove vinse Cancellara."
E un timore concreto fu del
gruppo
di finir in un criptico
inviluppo.
"Or pedaliamo, impavida
ciurmaglia."
Esorta il duca. "E pur voi nove
vili
che taglierete al bivio di
Canaglia."
Voglion tornare presto ai loro
ovili
senza subire l'eolica muraglia
a cui i ciclisti secchi son
ostili.
E il vento all'improvviso tutti
assale
da Lucardo a Morrocco sul
crinale.
Maltinti, agnello debol della
greggia,
ha pur le ruote col profilo
spesso
con le qual sbalza, pencola ed
ondeggia.
E l'ossuto Chiarugi ad un
dipresso
ruzzola in coda come una puleggia
passando sol De Rienzo cotto e
lesso.
In testa c'è Boldrini che
smargiassa
fendendo il fortunale a chiorba
bassa.
Ogni ventata lo titilla appena
e Corder, Pisatur, Nucci e
Scardigli
ambiscono al riparo di sua
schiena,
mentre con Nozzol ci son pochi
appigli:
li potrebbe portare tutti a Siena
pedalando con chiacchiere e
sbadigli,
ma lui pare ciclista d'altra
razza
che mai sbuffa, sobilla né
s'incazza.
Boldrin invece lancia strali e
sputi
tirando un plotoncino senza freno
e pretendendo che qualcun
l'aiuti.
"O voi, due Nucci," vocia in modo
osceno
"succhiatori di ruote risaputi,
datemi il cambio sennò torno in
treno!"
Come un'ovvia metafora s'accetta:
locomotiva è la sua bicicletta.
Nel turbinio Maltinti si dipana
ma poi vigliaccamente si ritira
con Muritano, Giunti e la
Maltana.
Non vedranno mai più Boldrin che
tira,
nemmen chi alle sue spalle si
rintana,
bieca e funesta suscitando l'ira.
Chi scorcia la più bella delle
tappe
poi se ne vanterà pur con
Uozzappe.
"Traversari, Salani, Bartolini,
Bertelli, Menichetti, Farnetani,
l'avo Mancini e il giovine
Martini."
Caparrini li conta a quattro
mani:
diciassette senesi pellegrini
or fiutano le tracce come cani
per arrivar compatti e senza
stalli
nella famosa piazza dei cavalli.
Dal vento intanto il gruppo si
riposa
e dentro un fiume di pedestri
folle
segue una traccia chiara ed
odorosa.
"È segnata la via da strane
zolle."
Fa notare Boldrini che poi
chiosa:
"Anche se par materia un po' più
molle."
Piazza del Campo infatti fu
annunciata
da un'imponente equina
scacazzata.
"Ma Cancellara questa via non
vide."
Osserva Nucci che non si ribella
nemmeno quando Caparrin decide:
"La sosta qui sarebbe molto bella
ma riparte al tramonto chi
s'asside
ai tavolin dei barri con
l'ombrella.
Perciò repente cambieremo sito
dopo la solita foto di rito."
Sostarono con sfoggio di focacce
pensando al vento che nella
pianura
avrebbe schiaffeggiato le lor
facce.
Nel frattempo la pratica più
dura,
dopo il chilo e il rabbocco di
borracce,
fu quella d'uscir salvi dalle
mura.
Li tirò fuori, e non senza
dileggio,
un tizio con la bici da
passeggio,
e poi un ciclista con la braca
corta,
che suscitò di Caparrin
l'invidia,
fino alla Cassia completò la
scorta.
Il gruppo traccheggiava
nell'accidia
prima che dal destino fosse porta
di questo giro la peggior
insidia:
Boldrin più della tramontan
tremendo
con Martin indugiava disquisendo.
Quando Boldrin s'accorge del
ritardo
piega con grazia la sua chiorba
rasa
e tira a tutta senza volger
sguardo.
Chi vuol tornar precocemente a
casa
s'accoda con proposito infingardo
al transgenico che a tirar si
gasa.
Una frangia presidenzial s'esenta
e del distacco non pare
scontenta.
In conclusion s'impone una
domanda:
chi fu baciato da maggior
sollazzo
fra quelli con Boldrin che tira a
randa
e bofonchia perché vuole
rimpiazzo,
e quelli che con andatura blanda
di Caparrin formarono il codazzo?
Sarebbe tema da approfondimento
ma la risposta se ne va nel
vento.