Centoquarantatreesima puntata 13/12/2015
Vite
da mediani. Sulle strade di Castelfalfi l'assenza di molti big favorisce
notorietà
insperate.
"Sembra
d'esser tornati ai vecchi tempi"
inizia
Caparrin con aria attenta
"quando
i giri invernali erano scempi."
Di
Castelfalfi il giro egli presenta
che
ha nella storia meritori esempi,
ma
solo in due son pronti all'otto e trenta.
"Partiamo
allora dunque senza indugi."
È
il piano dello storico Chiarugi.
Ma
la proposta presto gli vien tolta
da
una decina di palafrenieri
che
in tre minuti arriva uno per volta:
Tognetti,
Bartolini ed Ulivieri,
Innocenti,
Ceccanti e, ascolta ascolta,
nientemen
che De Rienzo detto Deri.
I
ciclisti più
lenti del momento
sembra
che si sian dati appuntamento.
Sol
Nucci e Tempestin reggon le sorti,
fors'anche
con Martin che vien da Terni,
dei
cosiddetti o sedicenti forti.
Ma
nel ciclismo è
noto che i governi
senza
gli allenamenti sono corti,
così
pure i bubbon non sono eterni
come
i casi di Hassan e Bagnol Effe
che
sempre oscillano fra gloria e beffe.
Oppur
l'avo Mancini settantenne
che
quando c'è
non viene a pedalare
come
Babbo Natale senza renne.
Insomma,
se riguarda chi compare
oggi
la musa può
ricever strenne
che
per lei son le botte ormai ben rare.
Anche
perché
non può
stimar le doti
di
sei ciclisti dai cognomi ignoti.
Fra
nubi fosche ed appannati occhiali
si
forma infatti lenta ma distinta
una
truppa d'insoliti asociali
che
per scelta curiosa ma convinta
sono
vestiti pressappoco uguali
al
colore con cui la bici è
tinta:
un
rosso, un giallo, un nero e un arancione
ma
non si sa chi è
forte o chi è
bubbone.
Uno
indossa un kayway color tabasco
e
a svestirsi non sembra intenzionato,
un
altro ha in testa un fez e non il casco,
si
chiama Ninci e mai fu valutato
come
ciclista tosto oppure lasco.
Parte
guardingo senza sprecar fiato
e
in questo giro qui di magra giostra
ha
l'occasion di dare bella mostra.
In
assenza di Nozzoli l'invitto
è
l'occasion per tutti i più
mediani
di
lanciarsi all'attacco a capofitto.
Giunge
il Palaia a stuzzicar i piani
poi
che finora corso fu il tragitto
al
ritmo di canzon d'Intillimani.
La
salita è
davvero poco dura
però
scatta De Rienzo addirittura.
Più
che avventata è
azion dimostrativa
quella
dell'attaccante con il buzzo
sul
qual ben presto Tempestin arriva,
il
qual non per sorpasso ma per ruzzo
lo
sospinge con mano propulsiva,
mentre
da dietro parte fiero e aguzzo
e
stacca tutti quell'eterodosso
con
l'inguardabile nailino rosso.
Per
quanto il passo fosse da bisboccia,
farsi
staccar da un tizio col nailino
è
una faccenda che a parecchi scoccia.
Tanto
che annuncia Caparrin persino:
"Il
Legoli stavolta non si boccia.
Sarà
lei la salita del destino."
(Salita
per durezza destinata
comunemente
ad essere cassata).
Qui
la vendetta tosto si consuma
e
molti, non soltanto eterodossi,
secernon
dalla bocca bava e schiuma.
Da
fremiti ondeggianti sono scossi
ed
ora Deri, che non è
una piuma,
è
colto pure da starnuti e tossi.
Infatti
Tempestin lo lascia solo
e
sulle impervie rampe prende il volo.
Chiarugi
insegue senza troppa doglia:
senza
Boldrini da staccar non osa
perché
solo il transgenico lo invoglia.
Bagnol
Effe sta in zona più
ritrosa
e
con Nucci e Martini si convoglia
in
una gerarchia più
dignitosa.
Quello
rosso, staccato e anche di molto,
il
nailino però
non s'è
ancor tolto.
"Speriamo
che nel barre se lo levi."
Pensano
i primi a Castelfalfi giunti.
"Chissà
che indossa allor con piogge e nevi?"
Son
pensier prevedibili e presunti
ma
lui prosegue per le vie più
brevi
senza
far sosta e senza dare spunti.
Peccato,
perché
al fin di questa gita
ci
mancherebbe ancora una salita.
È
quella cosiddetta dei cavalli,
anche
se qui nessun mai vide equini,
corta
ma degna ancor di salti e balli.
La
snobba l'appagato Tempestini,
s'impegna
il nuovo coi vestiti gialli
e
osserva con distacco Caparrini.
Ma
ondulando dai piè
fino alle man
prevale
nel disarmo il pingue Hassan.
A
Castello finali riflessioni:
arrivato
è
Chiarugi nato a Vinci,
scongiurato
ha De Rienzo le esplosioni,
e
finalmente e dunque e quindi e quinci
grazie
al valore d'un dei suoi fascioni
si
mette in luce il trascurato Ninci
che
nel borsin d'Empolitour si quota
forando bene l'anteriore ruota.