Centoquarantesima puntata 06/09/2015

S'aggira nell'Empolitour lo spettro dell'atletismo. Inascoltati gli appelli estivi a sedentarietà e ingrasso.

 

Questo sarebbe il mese del ritorno

ma di quei che in estate furon fermi

l'arengo par dimolto disadorno.

Chi il ciclismo ha sol visto sugli schermi

forse teme quell'universal scorno

che dedica quest'opera agli inermi,

fatto sta che per San Vivaldo ed Iano

oggi non c'è nessuno che va piano.

 

"O Buglione, sii serio e stringi i denti."

Prorompe Caparrini sul da farsi.

"Oggi bisogna stare sugli attenti,

mi sa che siamo noi quelli più scarsi,

a meno che non sian di noi più lenti

quei quattro sconosciuti ora comparsi."

In verità fra i quattro eterodossi

c'era il noto e pugnace Lanerossi.

 

"È ritornato dal duemiladieci"

(interviene Chiarugi che constata)

"per mettere Boldrin flesso sui ceci.

Leggi l'ottantunesima puntata

e capirai che senza intense preci

la speme di staccarlo già si sfata."

Ma Nozzol, Tempestin, Selmi e Cordero

han voglia di staccarlo per davvero.

 

La strada è ingombra e i cuori son compunti,

e con parecchia infamia e poco lodo

a Molin d'Egola abbandona Giunti.

"Mi dispiace ma andate troppo sodo."

E non è il sol che scorcia o che fa sunti:

a Corazzano vira e lascia il chiodo

l'atletico triatleta Pelagotti

un tempo pingue facitor di botti.

 

Temono chissà qual grama figura

ma nel gruppon non mancan gli imperfetti

e Caparrin perciò si rassicura.

"L'avo Mancini e il rugoso Tognetti

dovrei tener sulla salita dura

ma conviene che subito m'affretti."

Ad Alberi la strada allor s'impenna

e il presidente pencola e tentenna.

 

Lanerossi, ch'è proprio rosso e bianco,

intenzionato par fin dall'avvio

a far saltare il dovizioso banco

ma Boldrin, Nozzoli, Salani e Zio

si calamitan alla ruota o al fianco,

e con Cordero fugge dall'oblio

pure l'inedito e social Starnella

che un tempo andava a passo di donzella.

 

"S'allenan tutti per andar più forte."

È Chiarugi che pensa e si rassegna

ad inseguire con le gambe corte.

Ciampalini più indietro prende legna

e Costoli che ha ghiandole distorte

nella frescura di sudor s'impregna.

Secerne più di Caparrin ch'è zuppo

ma arriva calmo e placido nel gruppo.

 

Caparrin suda e Costoli si bagna

ma la discesa pien di buche e zolle

fra San Vivaldo ed Iano e Villamagna

è decisiva più dell'altro colle.

Qui il duca chiacchierando s'accompagna

con sette fanti a rimirar corolle

mentre i ciclisti in testa e quelli al centro

schivando i ciottoli ci danno dentro.

 

Chiarugi, Menichetti, Tempestini

e Marconcini e Selmi e pur Salani

che molto ambivano a staccar Boldrini,

staccati in coda cambiano i lor piani:

salgon Castagno al passo dei postini

rincorsi da terrificanti cani,

relegando nel rango di bubbone

l'esimio Caparrini e il pio Buglione.

 

E il duca a lui: "Buglione, non mi lagno

e tu che sbuffi ancor, di che t'accori?

Pur se arrivassi primo che guadagno?

Non sanno forse i baldi vincitori

che le paste nel barre di Castagno

già saccheggiate son dai cacciatori?

Che se la selvaggina non è poca

chissà se poi ci lascian qualche Coca."

 

Di gioia invece in testa son opimi:

staccan Boldrini senza soprattassa,

Nozzol, Zio, Lanerossi sono primi

ma un tizio li saluta e li sorpassa.

Anglosassone pare che si stimi

e loro tutti dietro a testa bassa.

"Andiamo Lanerossi, forza corri

ché quello lì ci ha detto pure sorry!"

 

È Nozzoli che gli avversari sprona

a coalizzarsi contro quel migrante

e il suo grido di guerra non perdona.

Il tizio resta con le gambe affrante

e financo Cordero lo bastona

come Boldrini e Zio seduta stante.

Quest'anglo di fattezze misteriose

fu l'unico ciclista ch'oggi esplose.

 

Chi fortuna d'assistervi non ebbe

e col faceto Menichetti stette

d'alto spessore culturale crebbe:

quando parla di fiche, culi e tette

con forbita oratoria va in giulebbe

e solo sotto sforzo un poco smette.

Nessun a parte Caparrini pensa

che a Castagno svuotata è la dispensa.

 

Per questi atleti non è un gran problema,

mangian barrette e sali minerali

non paste con la ridondante crema.

Scendon a mala pena dai pedali,

ma non c'è modo che qualcuno frema,

non son più soste d'ozio e baccanali.

E Caparrini allora si consola

con l'ultimo bicchier di Coca Cola.