Centotrentaquattresima puntata 16/11/2014

Dalla pluralità alla dualità. Dove si narrano le inopinate fortune acquatiche di due audaci.

 

S'è scritta e già riscritta in queste carte

la regola che vige alla partenza

quando la pioggia mette in dubbio l'arte.

Così più o meno suona la sentenza:

"Se non piove all'inizio allor si parte.

Se piove in corso d'opera, pazienza."

Non prevede la regola al postutto

che l'asfalto sia fradicio od asciutto.

 

His fretus, vale a dir di ciò convinto,

giunge Chiarugi pien di schizzi e mota

sotto un cielo di grigio molto tinto.

"Però non piove" pensa "e si va a Ruota.

Caparrin di partir sarà in procinto

pur se la via, presumo, è semivuota."

Ma semivuota è detto per eccesso

perché Via Baccio appar luogo dismesso.

 

"O ciclisti, venite fuori almeno

a popolare questa via maestra

ora che il ciel dà sprazzi di sereno."

Chiarugi sa ch'è invocazion maldestra

ma pria d'attendere l'arcobaleno

Caparrini s'affaccia alla finestra:

"Quest'acqua come vedi molto inficia

e ancor son qui che medito in camicia.

 

I personaggi ch'empion le puntate

non son adatti alle bagnate tappe.

Mi son già giunte sei telefonate

e l'ha scritto pur Nucci con Uozzappe:

finché le strade non fian rasciugate

il divan scalderanno molte chiappe.

Un'ora aspetterai solo e all'addiaccio

per vedere ciclisti qui in Via Baccio."

 

Ma inopinatamente all'otto e mezzo

arriva un già citato eterodosso

con l'aria di chi è fiero del suo mezzo.

"Sol uno?"  Chiede col nailino in dosso

osservando Chiarugi tutto mézzo.

Egli è colui che a guisa di colosso

i compagni nomaron Andreone

e pur lo scrisse sul tubo piantone.

 

Quando la coppia intrepida fu scorta,

Caparrin, che la pioggia inver non pave,

uscì chiudendo dietro a sé la porta.

Poi si fermò con faccia seria e grave

come se complicanza fosse insorta.

"Ohibò" dedusse "non ho preso chiave.

Volentieri verrei con voi signori

ma mi sa che mi sono chiuso fuori."

 

Forcin, piede di porco e chiavistelli

a nulla valsero per i suoi crucci:

"La bici è dentro con vestiti e orpelli."

In borghese era giunto pure Nucci

che con Uozzappe lanciò vani appelli

ma alla fine Andreon, detto Mannucci,

prese parola in mezzo a tanti indugi

rivolgendosi all'umido Chiarugi:

 

 "Con grande onore insieme a te m'imbarco,

a te che in sella solo t'arrendesti

alle nevi di Stelvio e di San Marco.

Io son di quelli impavidi e rubesti

che tra una goccia e l'altra trovan varco,

gli altri sian pure titubanti e mesti.

A pedalare anche sott'acqua anelo

non a scrutare tutto il giorno il cielo."

 

Così l'annuncio si diffuse in rete

che Chiarugi e Mannucci eran partiti

sotto la pioggia verso ignote mete.

Quel che non pubblicaron gli altri siti

in esclusiva qui lo leggerete,

perché la musa accolse i loro inviti

pensando che nemmeno in vita nuova

due bischeri così più li ritrova.

 

I bischeri, ma ignari d'esser tali,

pigliavan schizzi intanto da ogni dove,

dal cielo e pur dall'auto dei normali.

"Dirigiamoci allor dove non piove."

È Chiarugi che ha queste idee geniali.

"Andiamo fino al Gelli e poi per prove

porremo al ciel le nostre ambite mire

verso il radioso sol dell'avvenire."

 

Al bivio son concordi le due teste:

"A sinistra c'è un nuvolone fello,

a destra c'è uno squarcio di celeste:

andiamo a destra orsù verso Castello."

Le nuvole eran proprio nere peste

ma confinavan con il cielo bello

cosicché la speranza si rincarna

e salgon affiatati verso Varna.

 

Checché ne pensi il popol menagramo

il sole sulle loro bici splende.

"O Chiarugi, d'andar a Fiano bramo."

Chiede Mannucci che giammai s'arrende.

"Sopra quelle colline allor saliamo"

dice Chiarugi "e tosto si discende

giacché siamo in balia più che del fato

di quel nero e sinistro nembostrato"

 

Con lampi, tuoni e scrosci all'orizzonte

pedalano quei due consci del fatto

che cospicue abluzioni siano pronte.

Verso di loro vengono ad un tratto,

come usciti da battesimal fonte,

due bikers con aspetto insoddisfatto:

due facce che sembravano passate

da una fitta sequenza di sassate.

 

I nostri due saran bischeri o micchi

ma sono asciutti e notano a Lucardo

d'aver scansato grandine in bei chicchi.

Fra di loro bastò un silente sguardo

per dir quant'eran di fierezza ricchi

e un sollievo li accompagnò in ritardo:

fieri d'aver scansato chicchi e bagni

ma finalmente pur la sosta-Pagni.