Centotrentatreesima
puntata 26/10/2014
Percorsi
e ricorsi storici. Come nella quarantacinquesima c'è chi prova a staccare
Boldrini con sotterfugi.
Maniche
lunghe con starnuti e tossi:
Via
Baccio è un polifonico miscuglio
di
attor sociali e ignoti eterodossi.
"Il
Tour è pronto ma c'è un bel garbuglio."
Caparrin
guarda i verdi, i gialli e i rossi
ma
con la mente è già proteso a luglio.
"Le
camere son poche e troppo strette,
e
ce n'entrano solo diciassette."
"Mica
verranno" pensa "tutti quanti.
Quell'Andreon,
quel Banca di Cambiano,
quei
due Bhoss, o Tognetti con Ceccanti
s'appagano
del Villamagna ed Iano."
Con
Chiarugi al gruppone sta davanti
e
gli descrive il dettagliato piano.
"Chi
d'aggregarsi avrà tardivo zelo
porterà
seco tenda e sacco a pelo."
Il
sol ch'è un'ora avanti è già un'arancia.
"Ha
già versato l'obolo felice
anche
la giovin Galli per la Francia."
Oggi
non c'è Bertelli qual tutrice
ed
ella alla Maltana allor s'aggancia
e
va come colei che pensa e dice:
"La
Maltana mi sembra men loquace
e
farò le salite in santa pace."
Ma
un monito in Val d'Egola risuona:
"Sul
Tour de France orsù non si cincischi!"
È
la musa che i pretendenti sprona.
"Per
staccare Boldrini senza rischi
questa
mi sembra la mattina buona."
E
di rimando s'odon vari fischi:
fiero
d'identità da poco nota
Ceccanti
fora la posterior ruota.
Il
gruppo come sempre allor si spaia
fra
chi l'aspetta, chi sordità finge
e
chi prosegue a passo di massaia
oppur
in frasca o in bar si ferma e minge.
Insomma
s'è sprecato già un Palaia
e
Boldrin sta impassibil come sfinge.
Ma
la storia c'insegna che a Ghizzano
ci
fu un famoso scherzo di villano.
Ott'anni
son passati ed ottantotto
puntate,
quando di Boldrin si scrisse
che
da Chiarugi a sbagliar via fu indotto.
Oggi
in quel punto è in fuga a cercar risse
con
un codazzo ardito ma ridotto
e
con Chiarugi ch'erge le vibrisse.
In
fondo a quel ploton lo tiene a bada:
"Vediamo
se di nuovo sbaglia strada."
Per
Boldrin vitae historia non magistra,
con
Pisaturo infatti, Zio e Tempesta
imbocca
ancor l'erronea via sinistra.
Chiarugi,
che un po' fava invero resta,
non
corregge l'error ma lo registra
e
gira a destra per trovarsi in testa.
"Stavolta"
pensa "immune son dal dolo
perché
Boldrin beffato s'è da solo."
Chiarugi
ha pur qualcun che lo supporta,
Maltinti
infatti alla sua schiena scorge.
"Forza
Maltinti, andiamo!" Allor l'esorta.
"Se
il distratto Boldrini non insorge
un'impresa
onorifica t'è porta.
Se
Boldrin dell'error tardi s'accorge
finisce
in una via piena di sassi
a
bofonchiare con quegli altri lassi."
Però
quei lassi furono più astuti
e
vider che qualcosa non tornava.
"Tosto
torniam da dove siam venuti.
Un
bel distacco su di noi già grava,"
parlava
Tempestin e gli altri muti
"ma
bisogna riprender quella fava."
I
primi ad inseguire a muso duro
furon
però Boldrini e Pisaturo.
Di
Boldrin soprattutto è duro il muso
quando
affianca Chiarugi già in pianura
mentre
Maltinti si dichiara fuso.
Degli
appelli alla pace non si cura.
"Pietà,
nobil transgenico, mi scuso."
Tenta
Chiarugi, ma pietà non dura.
Tira
Boldrin con ghigno e senza cambi
ma
è Pisaturo che li stacca entrambi.
Pisatur
che il percorso non conosce
ha
gloria solo fino a Villamagna
allor
che di Boldrin vede le cosce.
Chiarugi
è poco dietro ma si lagna
perché
li vede con le gambe flosce
ma
un metro di salita non guadagna.
Così
fra quel bel trio di gambe sode
arriva
Tempestin che quarto gode.
Li
sorpassa ed a Iano sale invitto,
mentre
una muta di voraci cani
sta
inseguendo Chiarugi derelitto.
Lo
agguantano Cordero e pur Salani
che
pervenuti dal normal tragitto
si
gasano a mirar compagni inani.
Adocchian
pur Boldrini come preda
che
ad Iano par che mestamente ceda.
Ora
Boldrini rischia d'esser quinto
ma
sul dosso final di San Vivaldo
ritrova
forza e non si dà per vinto:
Cordero
smette presto d'esser baldo
e
Pisaturo va com'uomo spinto,
così
Boldrin sul podio resta saldo
e
soltanto Salani e Tempestini
godono
alfine come porcospini.
Distratta
da cotanta strenua lotta,
la
musa presso il bar più d'altri angusto
ignorò
se qualcun fece la botta.
Ma
a staccare Boldrin c'è sempre gusto,
meritevol
di narrazione dotta
anche
se il tema ormai par vieto e frusto.
Peggio
per gli altri trenta personaggi
se
furono prudenti o troppo saggi.