Centotrentunesima puntata  28/09/2014

Il giro dei Cornocchi vale il  prezzo di una foratura, di lunge attese e di corte botte.

 

"Buongiorno. Ed ora fuggo a capo basso."

È Boldrini che fu sei mesi assente

ma per lui non morrà il vitello grasso.

Il transgenico fu convalescente.

"Non ragiono di voi ma guardo e passo."

E dopo un miglio di andature lente

veloce va verso incompresi fini

menando seco Assan e Ciampalini.

 

"Tre in meno." Dice Nucci che li conta.

Sembrano trentatré ma l'argomento

dei loro nomi più nessuno affronta.

Hanno tutti un sociale vestimento

però la musa ancora non è pronta

a capir se sian degni di tormento.

La giovin Galli in ciò si ripropone

ma s'è lavata il marchio del bubbone.

 

Prenotata parrebbe allor la coda

ma non si sa se tra i ciclisti finti

ci sia qualcun che sui Cornocchi esploda.

Senza contare che c'è pur Maltinti

il qual, se fa la botta, la fa soda.

Ci son poi quelli dati per estinti,

come Centola detto l'interrotto

che scompariva sul sentor del botto.

 

"Ma quello lì col casco e coi baffetti?"

Domanda Caparrini con bisbigli.

"Non è Chiarugi, Giunti o Menichetti.

Non Tempestin, né Selmi, né Scardigli.

Pisaturo non è, nemmen Cocchetti.

Eppure a Zio parrebbe che somigli,

anche se con l'elmetto è truce e stranio,

lui che pedala sempre a nudo cranio."

 

Ma quando l'agnizion sembra sicura

con Pisaturo il gruppo allor si rompe

sulle incertezze d'una foratura.

Da quando non ci son le vecchie pompe

la faccenda parecchio tempo dura.

La bomboletta infatti tosto irrompe

ma appena con la valvola s'abbina

disperde il gas nell'aria mattutina.

 

Due bombolette dopo, il cielo è terso,

di Pisaturo gonfia è già la ruota

e il gruppo in tre gruppuscoli è disperso.

Caparrin guarda i reduci ed annota:

"Di riprender i primi non c'è verso,

ma voi che siete schiera a me devota

vedrete che il ritardo giammai temo

e con l'astuzia li sorpasseremo."

 

Infatti il gran ploton che aveva fretta

finisce per subire maggior noia

e dei ritardatari la vendetta,

i quali passan da una scorciatoia

mentre il gruppo dei lesti che li aspetta

deve inseguirli poi con doppia foia.

E buon per loro e per la loro stizza

che Caparrin la corsa neutralizza.

 

Questa che fu la beffa di Nebbiano

quindi a Certaldo culmina e s'azzera

col pensiero che va a San Gimignano.

Come salita è blanda ma sincera,

la sana esaltazion del falsopiano,

la prima di una lunga cordigliera

che come comoda palestra serve

per chi vuole mostrare la sua verve.

 

I più convinti son Cianetti e Selmi

ma insieme a lor s'attivan bellicosi

molti predoni con le lance e gli elmi.

Col buffo elmetto incombe Zio Garosi

che non è qui per cogliere i pompelmi

anche se dice: "È ben che più non osi:

l'asfalto con lo zigomo percossi

e pria ruppi due femori ed altr'ossi."

 

Sotto le torri ancor si cova l'uovo:

l'attesa della squadra femminile

consente il terzo convivial ritrovo.

Molte comparse tornano all'ovile:

Ulivieri ch'è pavido di nuovo,

Centola interruttor d'antico stile

e un'intera legione d'elfi e gnomi

dei qual nessuno mai saprà i cognomi.

 

"La vera squadra d'ora in poi si sveli."

Commenta Caparrini mentre guarda

il sol che brilla in faccia ai suoi fedeli.

Col gruppo dei mediani poi s'attarda

e pur col passo di chi pota i meli

Maltinti è in propension dinamitarda:

un'eco che risuona nelle valli,

ma dietro a lui c'è ancor la giovin Galli;

 

d'assedio tra Rinaldi e la Bertelli,

capisce la fatica sulla bici

non solo dal sudore fra i capelli.

"Carlone, su, sii serio, cosa dici?"

Faticano ma son festosi augelli

e gli altri aspettan come a cuocer pici.

Rinaldi ha il naso di chi beve ponce

e suole raccontar novelle sconce.

 

Fra boschi, prati aprichi e dolci clivi

si celebra la sosta di Castagno

che di fatto è anche il quarto dei convivi.

Qui di sole e di bibite c'è un bagno

e nell'attesa degli ultimi arrivi

si vede fra i telai pur qualche ragno.

Ma a parte quelli che hanno al culo gli aghi

del caldo indugio sono tutti paghi.

 

Adesso anche il conteggio non si sbaglia

ma poco resta dell'inizial orda

e quel poco a Castello si sparpaglia.

E la musa che tutti li ricorda

per ritrovarne tre mette una taglia,

perché su un punto solo si concorda:

personaggi per l'opera essenziali

sono stati Boldrini e i suoi sodali.