Centoventinovesima
puntata 29/06/2014
Facce
nuove, crisi vecchie, forature e podisti bradi. Queste ed altre grandi emozioni
nella granfondo dell'Abetone.
Via
Baccio sembra un vicolo di ghiri
quando
giunge il metodico Scardigli,
uomo
da Classiche e da Grandi Giri,
seguito
da Chiarugi e da sbadigli,
ma
prima che qualcun parli o sospiri
si
popola col ritmo dei conigli.
In
breve di ciclisti già trabocca,
ma
enumerarli a qualcheduno tocca?
Caparrin
preferisce tagliar corto
perché
è già tardi e l'Abeton è lunge,
e
parecchi non hanno il passaporto.
Quando
son troppi l'agnizion non funge,
allora
per non far a nessun torto
citiamo
solo l'ultima che giunge:
col
passo di chi vuol scippar la borsa
arriva
la Bertelli di rincorsa.
Fra
Scardigli e Bertelli si potrebbe
citar
anche il robotico Trasacco
che
da tant'anni citazion non ebbe.
Ma
di strani c'è n'era proprio un sacco
e
strada pedalando il sacco crebbe,
o
decrebbe per fuga o per distacco.
Rinaldi
non si sa che fine faccia:
è
alla partenza e poi non v'è più traccia.
E
per lo meno lui si riconosce,
di
tanti si può dir in sommi modi
sul
color della maglia o delle cosce.
"Chi
sarà il tizio con il bianco body?"
Lieti
pensieri e pedalate flosce
non
sciolgon nelle menti i vari nodi.
Chi
sia quel piccoletto col vintage
è
per esempio un'altra vera ambage.
"Pensiamo
all'Abeton e non a quelli
che
alla prima invitante scorciatoia
ritorneranno
ai mattutini ostelli."
Lo
dice Caparrini che a Pistoia
anche
senza contar pecore o augelli
trova
il modo d'infrangere la noia:
mentre
il plotone si compatta ancora
la
ruota posteriore tosto fora.
Al
capezzal s'aduna una gran folla
in
cui si può capir da pochi sguardi
chi
all'Abetone anela ovver chi molla.
"Cambiatemi
la gomma o si fa tardi."
Esorta
il presidente che controlla:
Costoli,
Nucci, Muritan, Mainardi,
Assan
e Menichetti di sicuro,
Salan,
Zio, Nucci e spunta Pisaturo
A
parte che Mainardi è sconosciuto,
c'é
un altro ignoto che con lui fa il paio
e
non si sa da dove sia venuto.
Invece
di chiamarlo tizio o caio,
le
voci e una scrittura sul tessuto
lo
eleggono Brunetta il benzinaio.
E
per l'appunto prima della vetta
delle
Piastre ha forato anche Brunetta.
Fortuna
vuol che Piastre ovver Poggiolo
è
stazion di ristoro e di conteggi
sennò
col suo destin era già solo.
Qui
tempo c'è per gli ultimi dileggi
verso
color che scorciano con dolo,
e
poi chi resta si godrà gli alpeggi.
Invero
la goduria è un po' indecisa
perché
la strada è molto condivisa.
Da
lì con densità sempre crescente
una
fiumana di podisti sciolti
fa
viver l'Abetone intensamente.
A
San Marcello già si ferman molti
e
con sollievo dice il presidente:
"Un
bel po' ce ne siam di mezzo tolti."
Ma
come inaspettato contrappasso
anche
Zio fora su un acuto sasso.
Salan,
Chiarugi e Caparrin inerti
scontan
la sua meccanica insipienza
e
per mezz'ora buona sono incerti:
se
guardarlo armeggiare con pazienza,
se
chiamar col telefono gli esperti
o
se lasciarlo solo con urgenza.
Frattanto
cento o più camminatori
li
passan con sberleffi fra i sudori.
Caparrini
non spera che alla Lima
ci
sia il gruppo compatto che lo attende
per
dire a tutti: "Ci si vede in cima."
Nemmeno
il suo terzetto lo sorprende
quando
la sua presenza più non stima.
Ultimo
e solo sbuffa e non si arrende,
anzi
può sorpassar senza acidosi
molte
decine di podisti esplosi.
Quando
arriva alla meta con gran possa
trova
i compagni, da Brunetta a Nucci,
ai
tavolin della Casina Rossa.
Schiamazzano
tra vino e tarallucci
incuranti
della sagoma scossa
del
presidente con palesi crucci.
E
infatti quando mette il piede a terra
un
crampo la sua nobil coscia afferra.
È
il momento simbolico e cruciale:
la
Classica dell'Abeton è appesa
al
quadricipite presidenziale.
Ma,
tranquilli, non c'è segno di resa,
per
Caparrin la botta mica vale.
Ha
sol bisogno al bar di far la spesa
e
ripartire sazio in tutta fretta
verso
il silente colle di Prunetta.
Finalmente
almen l'ultima salita
è
frequentata sol da chi pedala
ma
la puntata non è qui finita.
Caparrini
vistosamente cala
e
sale col vigor dello stilita
senz'alma
da protegger sotto l'ala.
Staccato
è pure da Mancin e Alotto
che
non lontani son da fare il botto.
Finalmente
ritorna la pianura,
Trasacco
sbaglia via ma ormai l'arrivo
sembra
posto davvero in dirittura,
ma
il presidente è ancor staccato e schivo
e
ci vuole una quarta foratura
per
ritornar col gruppo fuggitivo.
Fora
Scardigli che aprì questi versi
ed
or li chiude, e gli altri son dispersi.