Centoventiseiesima puntata 16/02/2014

Dove il numero dei ciclisti è simile a quello delle salite. Brevi come le botte.

 

Primavera non è, ma dal vestito

che indossa Caparrin la si direbbe.

L'inusato tepore è un bell'invito

e infiora il gruppo che in inverno crebbe.

"Sia chiaro già che tutti non vi cito."

Disse la musa ma remor non ebbe

quando vide esemplari o redivivi

potenzialmente inani od esplosivi.

 

"Per nobiltà comincio dall'arconte:

ecco Pagni coi panni dell'inverno

che non teme la fame e nemmen l'onte,

e pur Baglion cugino suo discerno,

De Rienzo che d'ispirazion m'è fonte,

Maltinti esperto cercator di scherno,

e poi l'antico e illustre Bagnol Elle

che però nel scorciar percorsi eccelle.

 

E qui mi fermo perché il gruppo parte

e le vie dai ciclisti son compresse.

Vanno col passo di chi gioca a carte

ma se qualcun comunque decidesse

di dar gradita sussistenza all'arte

sappia che botte e crisi son permesse.

Sperar bisogna infatti nelle code

ché a narrar delle teste non si gode."

 

Sebben sian molti gli allenati e snelli

a loro non convien sprecare lena.

Nozzoli fa capire già sul Gelli

che se pure qualcun suda e si svena,

se fuggon pur sporadici drappelli

alfin andranno a rimirar sua schiena.

Fra le poche certezze del destino

oggi è il primo arrivato a Barberino.

 

"Ma l'interesse tuttavia non scemi."

Sostiene Caparrin che nel conteggio

dei ciclisti presenti ha i suoi patemi.

"Facciamo a Fiano un rapido posteggio.

Da lì alla sosta con i ricchi premi

c'è di rampe e strappacci un bel solfeggio

che culmina, se avrete gli occhi freschi,

a cupola che par del Brunelleschi."

 

Basta uno Sciano e il gruppo si frantuma:

Pagni la giubba a farfallon spalanca,

De Rienzo dalla bocca cola schiuma,

a Caparrin chi ce la fa s'affianca

ma alle sue terga in men che si presuma

mezzo plotone sparpagliato arranca.

Davanti stanno quelli con Maltinti

da una fuga bidone pria sospinti.

 

Trenta ciclisti in breve son diffusi,

ma in testa con la foga di Cordero

si crea un tenace gruppettin d'illusi.

Di staccar Nozzol credono davvero

ma ad uno ad uno finiranno fusi

mentre lui osserva placido ed austero:

Assan, Salani, Zio, Tempesta e Giunti

dal conto dei rival son presto espunti.

 

Poi tocca a Nucci, Ciampalin, Scardigli

nonché a Boldrin che dice d'esser grasso

e a Chiarugi che insegue senza appigli.

Nozzol non è nemmen tanto gradasso,

pedala e domina tra due giacigli

e alla sua ruota c'è chi n'esce lasso.

Cordero che suonò l'attacco in frotta

compie qualcosa che somiglia a botta.

 

Non son deflagrazion ma cedimenti

brevi come son brevi le salite

che non cagionan validi tormenti.

Caparrin col suo passo saldo e mite

per strada accoglie alcuni contendenti

come Giunti col passo da gastrite.

E pur Assan che spinge come un mulo

e incline al contrappasso del rinculo.

 

Ancor le retrovie ci son rimaste

mentre Nozzoli al bar della Pineta

guarda gli arrivi senza mangiar paste.

L'attesa è sì spasmodica ma lieta,

c'è tempo per giocare a due canaste

mentre Boldrin afflitto mai si cheta.

Frattanto arriva Pagni ancor sbracato

con la Bertelli sua badante a lato.

 

Ma colui che al soccorso non si oppone

è De Rienzo che sul sellin ha i rovi

sulla salita pria del cupolone.

Vorrebbe avere due polpacci nuovi

e invece sulla via di redenzione

trova il misericorde Corsinovi

che pure senza tatto né dolcezza

dà spinte che De Rienzo non disprezza.

 

Questi parecchio scaglionati arrivi

evitano nel bar tediose file

e gli ultimi non son di paste privi.

Le pecore già fremon per l'ovile

ma Pagni e suo cugin son decisivi

sorseggiando i caffè con calma e stile.

"Chi ha aspettato mezz'ora non si lagni,

sennò perché si chiama sosta-Pagni?"

 

È Caparrin che i trepidi ammonisce

aggiungendo per chi si rilassasse:

"Questa puntata mica qui finisce.

Da Romita, come se non bastasse,

le strade non son piatte e nemmen lisce:

qualcuno ancor di voi pagherà tasse."

Ma pur De Rienzo terminò di slancio

godendo sol di un innocente gancio.

 

Così con la discesa di Fezzana

si concluse il diuturno mangia-e-bevi

e quindi uscirono a veder la piana.

Salite e botte furon molte e brevi:

è questo il motto della settimana.

Senza arrivar alle perenni nevi

ma con un marzolino solicello

fecer mille e più metri in dislivello.