Centoventunesima puntata 13/10/2013
Dove la Sosta-Pagni torna ad essere Sosta-con-Pagni
"Miserere di me, Ciclisti Erranti!
Sol ora mi risveglio dal letargo
e per tre mesi non produssi canti.
Ma non voglio spiegare in lungo e in largo
con versi strani e citazion pedanti
come Nettuno ammiri l'ombra d'Argo.
Andate e pedalate, e senza scusa
ritornerò a narrarvi come musa."
Così parlò come le muse fiere
ma Caparrini non la udì distratto
perché impegnato col pallottoliere.
"Ci risiamo." Diceva insoddisfatto.
"Piovon ciclisti in brulicanti schiere
ed a contarli ci divento matto.
Parecchi son venuti senza inviti
sperando che nel giornalin li citi.
Lo so che questo è il Chianti e ch'io di norma
nelle classiche enumero chi parte,
ma stavolta mi par troppa la torma
e sconosciuti son discreta parte.
Perciò lo dico a tutti e nessun dorma
ch'oggi voglio cambiar regole e carte:
qui sarà menzionato e sul giornale
solo chi il giro compierà integrale."
Mentre molti accusaron la batosta
un ciclista imprevisto alzò la fronte
e disse: "Bene, approvo la proposta,
così faremo le dovute conte
a Castellina per la sacra sosta,
ed io son delle soste il noto arconte.
Son Pagni e giammai faccio giri scempi.
Pedalo e sosto come ai vecchi tempi."
Mancin, Cordero,
Costoli, Cianetti
ed altri che giammai
l'avevan visto
lo guardano e lo toccan
con rispetti.
"Sto pedalando" dice
"dunque esisto."
Lo scrutan Pisaturo e
Menichetti
e Boldrin che ha
portato un nuovo acquisto:
con lui per foga e
crudeltà fa il paio,
è Nozzoli e lo chiaman
macellaio.
A San Casciano e Mercatal fan danni
i due tirando il gruppo come ossessi.
Compagni son come Pacciani e Vanni.
Alle lor fughe pochi son ammessi
ma i saggi lascian che ciascun si scanni
sperando che alla fin sian tutti lessi.
Ma Ciampalin, Corder, Rossi e Garosi
a Panzano non sono ancor esplosi.
Qui Caparrin vorrebbe far l'appello,
tolta dei riduttor la vile tara,
ma alcuni dentro un bar trovano ostello
mentre Chiarugi zitto si prepara
ad evader con complice drappello
anticipando altra penosa gara.
E nella valle dopo Lucarelli
si trastulla con Pagni e la Bertelli.
La conta allor si complica e s'impiglia
perché nei posti pria lasciati vuoti
vari infiltrati accrescon la famiglia.
Uno ce n'è che sembra Scilipoti
ma il più curioso è un tizio che somiglia
a Capannelle dei Soliti Ignoti.
Pedala ondoso come marionetta
e la Bertelli tosto lo assoggetta.
Buglione poi persiste nel dileggio
mentre pian pian ricresce la congrega
ove si può veder pure di peggio.
Più truci son Boldrini e il suo collega
che sfuggire vorrebbero al conteggio
e d'aspettar però nessun li prega.
Invece van veloce senza metro
ma purtroppo ritornan anche indietro.
Tant'è la lor esuberante foia
che precedon Chiarugi e Pisaturo
saliti a Radda per la scorciatoia.
"Questi non fan la sosta di sicuro."
Dice Pagni che a Radda intanto ingoia
una gran pasta di color oscuro,
come preludio e pur come benzina
per arrivar indenne a Castellina.
Seduti al Bar Italia finalmente
li enumera e li addita Caparrini:
"De Rienzo, Traversar. C'è tanta gente.
Alotto, Nucci, Giunti e pur Martini.
Carlon Rinaldi c'è, naturalmente .
O barista, ci dia ventun panini.
Vedo che vuol mangiare anche Salani
mentre fuggiti son Vanni e Pacciani."
Pagni pensava di tornar invitto
e invece scopre che nella sua sosta
molto evoluta è la virtù del vitto.
Bertelli, per esempio, ch'era tosta
e in bici digiunava di diritto
ora del cacio mangia anche la crosta.
Uno è rimasto sol tra i probi viri:
è Chiarugi che campa di sospiri.
Lasciano il bar con una lauta spesa
ma invece di digerir con contegno
molti si danno ancora alla contesa,
ignorando un particolare degno:
disseminate lungo la discesa
foto di donna giovine nel legno.
Di Francesca Cerasi cipresseta.
C'è scritto, ma la dedica è segreta.
Ma l'ora è tarda e fremono le selle
ai ciclisti insensibil che per ora
hanno staccato solo Capannelle.
Per fortuna Mancin fora e rifora
e Caparrin che in precision eccelle
può ricontarli tutti senza mora.
Si faccia vivo allora quel ciclista
che fosse stato escluso dalla lista.