Centoventesima
puntata 23/06/2013
Gli
imbucati dell'Abetone. Ovvero il ritorno senza spese di una storica granfondo.
Dall'inizio
del secolo mancava
ed
è tornato lungo ed alto e schietto
or
che la squadra è diventata brava.
Quell'ingrato
Abeton che fu interdetto
da
Caparrin che allor troppo sudava
oggi
risorge con mutato aspetto.
E
Caparrin coi sudditi si vanta:
"Chilometri
son sol centosettanta.
Tremila
metri son di dislivello
e
non temiate che vi venga a noia.
Alzi
la man quando farò l'appello
chi
vuol goder di vile scorciatoia
abbandonando
il gruppo sul più bello
alle
Piastre o già prima di Pistoia."
Fra
i molti lì presenti noti o strani
tosto
s'alzarono parecchie mani.
Di
Ulivieri, Boldrini, Zio o Tempesta,
di
Bagnol, Traversar la musa taccia.
D'altri
più probi canterà le gesta.
Ecco
Giunti che svuota la borraccia,
ecco
Cordero che a sudar s'appresta,
ecco
Cianetti con l'ossuta faccia.
Ci
son due Nucci in lotta fratricida
e
c'è Chiarugi in coda che s'annida.
Anche
Alotto in itinere è sbucato,
c'è
Menichetti erotico poeta
e
Pisaturo che partì da Prato.
C'è
Rinaldi, Carlon per l'esegeta,
l'avo
Mancini, Mandolin nomato,
e
c'è Buglione che giammai si cheta.
E
in tutta questa nota mercanzia
torna
l'estivo e artistico Cilia.
"Ci
son anch'io!" Parlò un ciclista astuto.
"Anelo
all'Abeton ma sono vile
e
in macchina alle Piastre son venuto.
Così
scorcio il tragitto ma con stile,
e
con un molto marginal aiuto
eviterò
la botta notarile."
È
Muritan che si presenta al varo,
nel
ruol di quindicesimo ma baro.
Pochi
non son per l'inclito Abetone
ma
sulla strada un ricco e brado gregge
d'una
granfondo a lor si sovrappone.
Giro
d'Alto Appennin spesso si legge.
E
meno mal che pria di colazione
partiron
da Pistoia senza legge.
Partiron
tanti ma nessun s'attese:
la
chiamano partenza alla francese.
L'Empolitour,
che all'italiana parte,
ogni
ritardo, ogni minzion attende
e
va col passo di chi gioca a carte.
Solo
alla Lima l'animo s'accende,
il
duca Caparrin si fa da parte
ed
ai più lesti lascia le faccende.
Ci
prova Nucci Ri con fuga breve
ma
la testa del gruppo se lo beve.
Più
serio è lo scheletrico Cianetti
per
meritar menzion nell'episodio
seguito
dal sessista Menichetti
e
da Corder che suda per il podio.
Non
è salita da ciclisti inetti
che
vanno al mar per respirar lo iodio,
ciò
nonostante ognuno se la gode,
neppur
l'improvvido Buglion esplode,
neppure
c'è il dovere di un duello
coi
pochi eterodossi di granfondo
che
son diretti a Piano di Novello.
All'Abetone
van girando in tondo
ma
lì v'è posto un intermedio ostello
che
rende il clima salubre e giocondo,
ed
agli Empolitour è garantito
luculliano
ristoro senza invito.
Anche
se manca quasi un'ora al tocco
ai
ciclisti s'amplifica la fame
quando
si tratta di mangiar a scrocco.
Trituran
pani e dolci con le lame,
trangugiano
banane e frutti in blocco,
fette
di torta abbinano al salame.
Pur
l'abile digiunator Chiarugi
par
che il gratuito desinar trangugi.
Vale
questo ristoro come sosta
(qui
s'apre un bel giuridico conflitto)
pur
se al postutto nessun euro costa?
Risolve
Caparrin: "È detto e scritto
che
un aggiuntivo pabulo non osta
e
non esime dal primario editto:
l'Empolitour
giammai si può sottrarre
da
sosta-Pagni con caffè nel barre."
Così
con altri indugi fu riscossa,
come
previsto già dalle scritture,
anche
la sosta alla Casina Rossa.
Cinquanta
miglia mancano sicure
ed
anche se ciascun mostra gran possa
potrebbero
le ruote esser più dure.
A
pancia piena intanto c'è la vetta
da
conquistare calda di Prunetta.
S'allunga
dei pedalator la lista
ed
uno fa la botta e sale a piedi,
non
è Buglion ma un gramo granfondista.
"Tu
Buglione resisti come credi."
Gli
dice il duca. "In cima si conquista
un
altro barre dove tu ti siedi."
Ed
egli a lui: "Se arrivo senza affanno
offro
da ber fingendo un compleanno."
Con
un'altra riunione di famiglia
si
levarono calici e boccali,
ma
mancavano ancor quaranta miglia.
Con
vaste birre invece d'acqua e sali
rincasarono
in un batter di ciglia
senza
passar da chiese od ospedali,
e
alla fine nessun fu stanco o stufo
della granfondo coi ristori ad ufo.