Centodiciassettesima puntata 17/03/2013

Il Tinti dello stento. Nel giorno della terza cassazione si conosce anche un nuovo tesserato interruptus.

 

 

"Se sono qui che con le rime scrivo"

della musa comincia un breve afflato

"vuol dir che c'è una novità in arrivo:

il Tinti, già due volte rimandato,

fallisce pure il terzo tentativo,

e la colpa non è del clima ingrato

ma d'un bacillo che gli fu galeotto

e gli portò il termometro a trentotto."

 

"Eponima è la Classica del Tinti."

Sostiene Caparrin con molta scienza.

"Emendamenti dunque son respinti.

Del gigion non si tollera l'assenza,

pertanto i vostri dubbi siano vinti

e dichiarata ancor falsa partenza."

La folla radunata sulla via

apprende e gli risponde: "Così sia!"

 

"L'improvvisar" prosegue "assai mi snerva

e giacché in tanti usciste dal covile,

ho già pronto il percorso di riserva.

V'impongo la salita di Cozzile

che con Massa si nomina e s'asserva

ed è esercizio di provato stile."

La folla radunata al suo richiamo

risponde con unisono: "Obbediamo!"

 

C'erano quei della puntata scorsa

più qualche innesto conosciuto e vario:

Bagnol Effe, una storica risorsa,

Ciampalin fresco nome d'annuario

e Costoli che un dì parti in rincorsa

per ambir alla cima del Senario

ma per intoppo poi sopravvenuto

indietro ritornò dopo un minuto.

 

"Versando un convenevole valsente"

dice costui con eloquenti gesti

"io tesserato fui dal presidente.

Come Cordero ho nuove e bianche vesti,

ai dettami son ligio e diligente

non asocial e sciatto come questi."

Dice ciò riferendosi a Cianetti

e al lepido erotoman Menichetti.

 

Il gruppo va tra gli albicocchi in fiore,

di primavera la vision riceve

ma parimenti non quel gran tepore,

tanto che molti son vestiti a neve,

e a parte Caparrin che è bravo attore

per i normali il clima è un poco greve.

Calzon corti e gambali ha Bagnol Effe

che pur del freddo sembra farsi beffe.

 

Ma la statale di Montecatini

di scarico offre gas olenti e caldi

che giovano a Bagnol e Caparrini.

Rosso carminio è il naso di Rinaldi,

ed arrizzati sono peli e crini

ma gli animi in silenzio sono saldi.

Annunziata a Vangile è la salita

e i ciclisti ritrovan miglior vita.

 

Nucci s'attiva in compagnia di pochi

mentre Bertelli con Rinaldi a fianco

va su col passo di chi coglie i crochi.

Chi forte parte, presto ha qualche ammanco:

spegne Cordero gli iniziali fuochi

e Menichetti non di meno è stanco.

Troppo saggia però è la lor condotta

per finalmente riparlar di botta.

 

La salita comunque lascia il segno

e senza orbare le bramose voglie

ognun del nome suo diventa degno.

Così Bertelli le violette coglie

e Chiarugi serbando poco impegno

sorpassa in corsa zigzaganti spoglie.

Bagnol refrigerato nel sensorio

ha smunta faccia dal color d'avorio.

 

Costoli ha nella fama sua pur fede

e come il giorno dell'investitura

dalla prescritta salita recede.

Stavolta almen non cassa la pianura

rispondendo a chi spiegazion gli chiede:

"Resipiscenza il freddo mi procura.

L'alta montagna nel mio cor impetro

però dopo un minuto torno indietro."

 

Più che a salir, a scendere fa danni

l'aria invernal ch'ogni sudore ghiaccia

costringendo ad usar posticci panni.

Bagnol che poca roba si procaccia

in discesa moltiplica gli affanni

vieppiù sbiancando l'emaciata faccia,

e la salvezza sua pare riposta

a Vellano prescelto per la sosta.

 

Qui dentro un barre dove ancor si fuma

con prolusion di briscole e canaste,

uno spartano vitto si consuma

con caffè lunghi ed avariate paste,

mentre a Bagnol il corpo si raggruma

con sensazioni ancor talmente guaste

che si risana e appare anche contento

di riscaldarsi a un termosifon spento.

 

Al ritorno da Pescia per Fucecchio

di norma si dimentica la fiacca

secondo un film già visto molto vecchio:

qualcun che piglia l'impeto ed attacca,

la Bertelli che bubbola parecchio

e il gruppo in vari pezzi alfin si spacca.

Invece no: c'è Caparrin che tira

e dietro alla sua schiena si respira.

 

Così il giorno in cui il Tinti si ricassa

ricordato sarà nei sacri annali

per esser giunti tutti insieme a Bassa.

E come epilogo dei più banali

si può affermare senza pagar tassa

che a nuocere non vengon tutti i mali.

I ciclisti però felici ed ebbri

speran che il Tinti prima o poi si sfebbri.