Centosedicesima puntata 10/03/2013
Del
perduto Tinti. Un sole imprevisto salva le bici ma non la Classica.
È
il giorno in cui la musa si riposa
quello
di marzo dedicato al Tinti
che
suol esser narrato in foto e prosa,
ma
i ciclisti non sembrano convinti
e
sol Chiarugi all'otto e mezzo è in posa;
pozze
e nubi sinistre li hanno vinti.
Il
cielo invano s'era fatto terso
ma
il Tinti negli indugi ormai fu perso.
"Vabbé
che il clima incerto il Tinti inficia,"
chiede
Chiarugi al duca che s'affaccia
"ma
perché sei al telefono in camicia?
Ogni
pensier di stasi tosto scaccia
così
tua bici nuova si svernicia."
Caparrini
telefona e si slaccia
scarpe
e camicia mentre fuor dai piani
arriva
volitivo pur Salani.
"Niente
Tinti, vabbé," pur lui sospira
"ma
di ripiego adesso dove andiamo?"
Al
telefono il duca il cielo mira.
"Vedo
schiarite allora Giunti chiamo
e
Tempestin che a letto ora si stira.
Il
sole splende e il passero è sul ramo:
ormai
sono finiti dubbi e crucci,
partiamo,
ci son pur Bertelli e Nucci."
"Andiam"
dice Bertelli "sì, ma dove?"
L'umor
di Caparrin pare risorto.
"Sbrighiamoci
ché son quasi le nove,
sennò
il giro ci viene troppo corto."
Tempestin
tratto fuori dalle alcove
col
suo senso geografico contorto
propone:
"Andiamo orsù sul monte Serra
e
poi ai Cornocchi là verso Volterra."
Il
sole irraggia lieto sul bagnato.
"Andiamo"
dice il duca "sul Mannello,
o
meglio, andiamo verso San Miniato."
"Non
s'è mai visto un cielo così bello."
Qualcuno
osserva. "E il Tinti fu cassato."
Però
il primo passaggio fu a livello
e
il fato volle che non per le sbarre
fu
perso il tempo d'una sosta al barre.
Difatti
s'ode un mesto: "Foratura!"
La
ruota di Salani s'è afflosciata
e
lui non ha mestier per darle cura.
L'opera
anche per gli altri è forse ingrata
giacché
alla donna lascian la premura:
Bertelli
che non ha mani di fata
ma
due temprate ed efficienti morse
con
cui la ruota di Salan soccorse.
"Ora
però" la fata tosto osserva
"l'ho
tutte sporche di nerume ed unte,
e
sotto l'unghie l'unto si conserva."
E
il fato che ha con lei intenzion congiunte
da
Rinaldi una sosta le riserva
per
sanar unghie, mani e doppie punte.
"Svegliati,
orsù," gli gridano "o Carlone!
Dacci
una pompa e un pezzo di sapone."
Arruolano
anche lui con questa scusa
e
come Giunti contro fango e gocce
indossa
un'asociale e vecchia blusa.
Un
sacchetto legato con lo scocce
è
il coprisella che Tempestin usa
guidando
al passo di chi gioca a bocce.
Con
queste selle sì superleggere
anche
Nucci s'infradicia il sedere.
Caparrin
si protegge con la mano
dall'acqua
che con moto tangenziale
colpisce
il suo supremo deretano.
Per
Salani è un problema che non vale:
sotto
la sella ha per gli oggetti un vano
a
prova di piovasco o temporale.
Ma
il sole è intenso e asciuga strade e chiappe
mentre
la corsa ormai procede a tappe.
Nella
valle dell'Orlo in fila degna,
di
ciclismo un abbozzo s'intravede.
Ognuno
controvento un po' s'impegna
e
poi si scansa quando il cambio chiede.
Per
mezz'ora così il silenzio regna
ma
fatalmente la memoria cede
quando
il caval Boldrin partiva all'ambio
e
dietro più nessun gli dava il cambio.
Il
transgenico, dato ormai per grasso,
lascia
un vuoto che male si rinsacca:
nessuno
più in salita allunga il passo,
con
foga o astuzia più nessun attacca
e
chiedono il permesso di sorpasso.
Battono
insomma una discreta fiacca.
Giunti
e Carlon, che non son proprio scarsi,
son
capaci comunque di staccarsi.
Questo
succede al Castellar di Tonda
quando
Bertelli tenta un vano assolo.
Di
chilometri il giro non abbonda
e
il presidente ligio al proprio ruolo
l'umore
della truppa prima sonda
e
poi la guida al muro di Pozzolo.
Muro
in effetti è appellativo enfatico
ma
per la sosta val da companatico.
Vana
naturalmente è la proposta
che
sempre fa Chiarugi per contratto
di
permutar chilometri con sosta.
La
sosta Pagni, per chi s'è distratto,
non
è scelta di fame ma un'imposta
che
non ammette mora né baratto.
C'è
chi la onora in termine opportuno
osservando
un mattino di digiuno.
Fu
così l'Angolo del Bongustaio
a
rimpiazzar del Tinti il sacro desco
che
prova non sarà per tizio o caio.
Non
è come mangiar torte a un rinfresco
e
poscia digerirle sullo sdraio.
Il
Tinti è patrimonio dell'UNESCO,
come
la Pasqua non ha fissa data
ma
la Pasqua se piove è confermata.