Centoquindicesima puntata 10/02/2013

Il solito Peccioli riscaldato. Ma le premesse erano lusinghiere.

 

Cosparsi i campi sembrano di manna

e sopra i colli fulgidi ad oriente

s'alza un tepore che i ciclisti inganna.

Caparrin gelo o scuse oggi non sente:

"Chi resta a casa merita condanna.

Lo Stelvio fra tre mesi abbiate a mente:

il gruppo non convien che si diradi

solo perché son sotto zero i gradi."

 

Chiarugi e Ciampalin scaldan le selle

ma di loro si vedon sol le gote,

di Cordero con barba nemmen quelle.

C'è l'imberbe Baglion con redingote

e gambali social che non espelle,

e ci sono parecchie facce note.

Ma a parte Caparrin con smilza fascia

ognun sol gli occhi intravedere lascia:

 

Tempesta e Traversar che non t'aspetti,

l'esplosivo Maltinti si conosce,

De Rienzo e l'erotoman Menichetti

che parla sol di femminili cosce.

Sette camicie ha Nucci e due farsetti,

Carlon dentro le scarpe ha le calosce,

e con sdrucita e flaccida mantella

giunge ritardataria la Bertella.

 

"Li hai scritti tutti" dice allor la musa

"tranne quel tizio che non era atteso

con le gote paffute e social blusa.

Il suono suo mi par d'averlo inteso,

ma non è lui, forse mi son confusa

perché somiglia a sedentario obeso."

Ed egli a lei: "Tu dici cose vili.

Sono Boldrin e peso ottanta chili."

 

Aggiunge: "Ottantadue per precisione."

Qui tutti, da Corder fino a Rinaldi,

silenti esultano per l'agnizione.

Staccar Boldrini fa diventar caldi

e nessun vuole perder l'occasione

a costo di sembrare maramaldi.

Sul San Gervasio, da Cordero a Carlo,

dunque tutti s'apprestano a staccarlo.

 

"All'atletismo vostro non m'abbasso."

Dice invece Bertelli che rallenta.

"Non staccherò nemmen Boldrini grasso."

Egli, la cui baldanza mai s'è spenta,

appena Tempestini allunga il passo

con sicumera di braccarlo tenta,

ma nella vanità di quest'affondo

saggia l'impaccio del suo grave pondo.

 

Boldrin accorto frena allor fra i vinti

pria che l'ingrata musa lo corbelli

come emulo dell'inclito Maltinti

che lo raggiunge senza tanti orpelli.

Anzi, seguendo dei pedal gli istinti

lo mira pur la placida Bertelli,

e forse quella sventurata vista

le ridesta lo spirito agonista.

 

Tant'è che s'alza sui pedal la dama

per abbozzare un vigoroso scatto

che ha conseguenza inaspettata e grama.

Infatti quand'è sul più bello l'atto

s'ode il rumor d'una ferrigna lama

e un serpente che striscia quatto quatto.

"Ohimè!" Grida Bertelli con gran pena.

"Aiuto! Mi s'è rotta la catena."

 

Carlon, che è cavaliere di gran corso,

udendo la Bertel che strepe e raglia

con l'arte e con l'attrezzo va in soccorso.

Con quell'attrezzo la catena smaglia

e la riattacca senza alcun discorso.

La catena più corta d'una taglia

la Bertelli però non rassicura

che torna a casa per la via men dura.

 

L'aspettavan invano i suoi sodali

che mai sapranno se tornò coi piedi

oppur regolarmente coi pedali.

Ma tosto ci si sposti in altre sedi,

a Forcoli, mezz'ora a fare i pali

con rotazion di pollici o di medi,

i ciclisti sfidando il grave affronto

al presidente chiedon qualche sconto.

 

"Cassiamo dunque il Peccioli rifritto."

Chiarugi è portavoce dei compagni

mentre Boldrin da solo tira dritto.

"Ma se di tal ammanco allor ti lagni,

crea un precedente nel social diritto

cassando la prescritta sosta Pagni.

Ma Caparrini non si fa distrarre:

"Giro integrale e poi caffè nel barre."

 

La situazion si fa davvero grave:

senza il grasso Boldrini da staccare

é difficile scriver altre ottave.

Questo Peccioli dunque s'ha da fare

senza versar né rantoli né bave,

e pur Maltinti è in forma a quanto pare.

Col tardivo De Rienzo lento avanza

scongiurando di botta ogni speranza.

 

Per onore di cronaca ci resta

a Montefoscol blanda ascesa dove

la coda si separa dalla testa.

Maltinti conversando allor si muove

col passo di donzella al dì di festa

meritando ben più virili prove,

e Nucci lo sparviero che lo scorta

invano aspetta una sua mossa storta.

 

Maltinti oggi è talmente preparato

che può tranquillamente farsi carico

anche di un conclusivo San Miniato.

Caparrin porta a termine l'incarico

immune dai riverberi del fato,

ma la sua squadra ha un unico rammarico:

sarebbe stata invero ben più lieta

a spinger la Bertel fino alla meta.