Centotredicesima puntata 23/12/2012

Reductio ad unum. In una piovigginosa mattina si assiste al minimo storico dei Ciclisti Erranti.

 

Sotto un cielo uniforme in grigia foggia

Caparrin meditava in grave stallo:

"Cos'è quest'umidore, nebbia o pioggia?

Ormai da un'ora ha già cantato il gallo

e vedo gente che in ombrello alloggia

e le macchine col tergicristallo.

Bagnate senza pozze son le strade

ma non capisco se la pioggia cade."

 

In molti non capivan questo clima

e prima di lasciar la bici al palo

chiedevan telefonica sua stima.

Ed egli ancor: "Pedalo o non pedalo?"

Leggendo il bollettino come rima:

pioviggine e temperatura in calo.

Poi s'affacciava con sommessa lagna.

"In effetti fa freddo e ci si bagna."

 

"Che si fa presidente, allor mi vesto?"

Chiedeva Tempestin dalla cornetta.

E Caparrini rispondeva mesto:

"Non si vede nessuno in bicicletta

e se è così pur io in camicia resto."

"Mi par che la pioviggine non smetta."

Rispondeva un minuto dopo a Nucci

roso in pigiama dagli stessi crucci.

 

"Dalle autorevoli tue labbra pendo."

(Era Baglion in auto da Castello).

Malvolentieri come sai m'arrendo,

ma se tu vedi gente con l'ombrello

io dalla macchina nemmeno scendo."

E come un popolare ritornello

Baglioni, si può dir, fece Baglioni

per levarsi da truci situazioni.

 

Ma proprio da Castello in breve attesa,

con Nucci e Caparrin nei lor rifugi,

arrivò clamorosa la sorpresa.

"O Nucci, qui per strada c'è Chiarugi

e non vestito per andare in chiesa.

Orsù pervieni in sede senza indugi!"

In bici lui, come se nulla fosse

fradicio giunse però senza tosse.

 

Dalla rassegnazion che pria lo colse

Caparrini tornò tosto al dilemma

e al temerario atleta si rivolse:

"O Chiarugi che fai con tanta flemma?"

E infatti il casco lui nemmen si tolse.

Disse: "D'Empolitour porto lo stemma

e fin da quando questo stemma nacque

sfidai con voi ben altre nevi ed acque."

 

Nucci, che intanto in macchina era giunto,

sospirò col cappello e col giubbotto

mal celando arrendevol disappunto.

"Noi tre ricordo che nel novantotto

sul Galibié eravamo per l'appunto

quando l'acqua era diaccia ed a dirotto.

E non dite che giovani eravamo,

ché esempi più recenti vi richiamo:

 

Stelvio, San Carlo, Agnello e Galibié,

ma pur quest'anno al Tour dei Pirenei

in pioggia si partì per il Balé.

Il sole fu il migliore dei trofei

anche in cima al nebbioso Tourmalé.

Ed ora, Caparrin, deciso sei

a rinunciare ad un'uscita ancora

per un po' di rugiada che c'irrora?"

 

Caparrin ora tituba e vacilla,

ora conserva l'inizial fermezza

uscendo sotto l'umidor che stilla.

Nucci si piega intanto e non si spezza

mentre Chiarugi invano lo sobilla

e Caparrin fa appello alla saggezza.

Chiarugi allora dice: "Ci s'appelli

al giudizio imparzial della Bertelli."

 

"Non pare che tu sia tanto normale."

Dice a Chiarugi quando egli la chiama.

"Uno solo è il dilemma che m'assale:

alzarmi o no dal letto col pigiama

per attaccar le palle di Natale.

Non son una che in bici fa la dama,

conosco ben la pioggia quando lava

però nessuno mi ha mai detto brava."

 

Chiarugi allor: "Se pure i patriarchi

son così coscienziosi o lavativi

da solo oggi conviene che m'imbarchi.

E voi restate a spelacchiar i kivi

sperando che nel ciel s'aprano varchi.

Vien meco, musa, tu che vedi e scrivi,

ormai son bell'e infreddolito e zuppo,

finiamo la puntata senza il gruppo."

 

Ecco Chiarugi, audace volontario,

che per il ben dell'opera s'immola

nei flutti del prescritto itinerario.

Solo la fida musa lo consola

offrendogli il calore del rimario

mentre la pioggia nel suo corpo cola.

Agli automobilisti incute pena

con gli schizzi sul viso e sulla schiena.

 

Fra pioggia e nebbia vive in zona grigia,

col corpo freddo ma la mente sana

sui bagnati pedali sbuffa e pigia,

e passando da quel di Lungagnana

del mondo osserva timide vestigia.

Poi l'incertezza tosto si dipana

e quando giunge in vista di Certaldo

sente la strada asciutta e il piede caldo.

 

A questo punto come sia finita

immagini il lettore perspicace.

Chiarugi portò a termine la gita

da capo a piedi molle ma tenace.

Questo giro non gli cambiò la vita

ma ricordarlo negli annali piace:

solo senza il conforto dei compagni

ma senza il dazio della sosta-Pagni.