Centoundicesima puntata 14/10/2012

Una Classica del Chianti a scomparsa ma con disvelamento di alcune identità nascoste.

 

"Sian chiari i patti e lunga l'amicizia:

oggi, giorno di Classica del Chianti,"

è Caparrin che arringa la milizia

"classificar vi devo tutti quanti,

in questo lungo giro che or s'inizia

non voglio anonimi partecipanti."

Benché l'acqua invitasse a desistenza

ve n'eran più di venti alla partenza.

 

La musa in mezzo a quella folla brava,

mossa a cercare speranzosi cieli,

i ciclisti più incogniti osservava.

Sebben ella alle botte sempre aneli

guardava le lor gambe e commentava:

"Purtroppo sono tutte senza peli."

La storia insegna che le gambe esplose

furono infatti quelle più pelose.

 

Son glabre invece quelle eterodosse

di Stradino e del rude Corsinovi

dei qual già conosciam l'inclite posse.

Si deduceva allor tra quelli nuovi

chi per peluria forte o debol fosse.

D'uno che aveva polpe senza rovi

disse allora l'atletico Cocchetti:

"Egli va sodo e si nomò Cianetti."

 

Per strada poi s'aggiunge una famiglia:

Pappalardo il marito glabro e fine

che ovviamente al cognome non somiglia,

Margherini la moglie senza trine

che, come già Bertelli ci bisbiglia,

col passo ella non va delle mondine.

Compare intanto in mezzo al gruppo grasso

Borchi con uno verde come Basso.

 

L'occhio va allor sugli abiti sociali

fra i qual si notan molte gambe irsute:

Rossi tornato con calzin normali,

ed un con natiche non proprio ossute

che sembra pedalare senza cali

ma che un sentore d'esplosion incute.

"Non sono" si presenta "proprio anonimo,

ma son cugino dell'arconte eponimo.

 

Però Baglioni è il nome mio non Pagni

che resta ormai soltanto nelle soste

e che convien che in bici assai si lagni.

Le gambe mie non sono ben disposte

e temo che la musa ci guadagni

sulle colline dove nati foste.

Ma all'esordio si narra che persino

esplose il mio preistorico cugino."

 

A Chiesanuova Caparrin finisce

di contar i partecipanti veri

ma le tassonomie non filan lisce

giacché ci sono incroci lusinghieri

ed ogni bivio i pavidi irretisce

che son distolti poi dai lor doveri.

Le salite non sono molto amare

ma Menichetti è il primo che scompare.

 

Caparrin tosto aggiorna e poi riconta.

Il gruppo ancor soggiace al suo governo

mentre che i colli fiorentin sormonta.

Col pensier oltrepassa anche l'inverno:

"La pratica del Giro è bell'e pronta.

Già comprato ho un albergo di Sluderno."

Così pensando, a San Cascian si perde

pure Borchi col suo scudiero verde.

 

"Non conviene che ancora mi lamenti."

Riconta Caparrin mentre riflette.

"Greve è vicino e siamo più di venti."

Baglion ci ha preso gusto e più non smette,

e dei forti non c'è nessun che tenti

di tagliare il plotone in varie fette.

Effe Bagnoli, degno suo anagramma,

qui si ritira senza farne un dramma.

 

E pure sul Panzano la gran torma,

invece di suonar campane a festa,

al passo di Baglioni s'uniforma.

Il silente Chiarugi si ridesta

mentre il gruppo dei bravi par che dorma

e non si cura del sol uomo in testa.

Anomala classifica allor si stila:

primo Chiarugi che non si depila.

 

A Radda son finiti i giochi strani,

e Cocchetti, Cordero e Zio Garosi

mostran le schiene ai forti più profani.

Due Nucci e un Corsinovi bellicosi

non bastano per Giunti e per Salani

che innalzano l'onore dei villosi.

Torna indietro Stradino senza crini

e dice di chiamarsi Ciampalini.

 

La strada è asciutta e l'aria è fresca e tersa

mentre il gregge s'approssima all'ovile

e la Bertel con Margherin conversa.

Poi la famelica legion maschile

nel bar di Castellina si riversa

e par tutto finire in bello stile.

Ma quando anche il menù sembra deciso

svanisce la Bertelli senza avviso.

 

Senza colei che bubbolando suole

agli arditi ritorni sempre opporsi,

il gruppo sembra aver fuochi alle suole.

Pedalan tutti zitti a chini dorsi,

della velocità nessun si duole

nemmen Baglion che sente i primi morsi:

molte soste ha da fare ancor se crede

esser di Pagni il sacrosanto erede.

 

Questa sfilata col vento a favore

invece di matassa lenta e incolta

facilita il supremo contatore

che può additare tutti uno per volta.

Averne tanti è sintomo d'onore

almen finché memoria non gli è tolta,

così può scriver tutti negli archivi,

anche color che son fuggiti ai bivi.