Centodecima puntata 30/09/2012
Mentre si ripete la fiera degli insoliti ignoti Caparrini rivela importanti programmi segreti.
Schiamazzan come uccelli nella gabbia,
compatti come pesci nella rete
han nomi ignoti o scritti sulla sabbia.
Vorrebbe Caparrin chieder: "Chi siete?"
Ma benché voglia d'indagar egli abbia
il tempo stringe e ambite son le mete.
"Di famosi ne conto almeno dodici,
altrettanti li chiamerem con codici.
Così appelliam Giallevole e Stradino,
Mandolino, Giallibile e Bianchetto,
Barbato, Brachecorte ed Orecchino.
Quell'altro giallo lì come lo metto?
Ah, par De Rienzo. E quelli là persino
sociali Menichetti e Ramerino."
Così confabulava il presidente
cercando di tenerli tutti a mente.
"Questo giro non è per scarsi o brocchi."
Prosegue Caparrin nel gruppo fitto.
"È l'autunnale giro dei Cornocchi.
E il Giro con maiuscola ho già scritto.
Chi vuol partecipar già si rimbocchi
i calzoni e pedali serio e zitto.
Poi quando sarà tempo della sosta
vi svelerò i percorsi in Val Venosta."
In verità il segreto ha vita breve.
Ciascuno al suo cospetto s'avvicina
e dettagli geografici riceve.
"Val Martello che sale senza china
e poi di nuovo Stelvio con la neve
per finire coi passi d'Engadina.
Se volete venir voi ignoti nove
dovete superar severe prove."
Con ordine il gran gruppo ora procede
e questi ammonimenti forse ignora.
"Glorenza" insiste "sarà nostra sede."
Ma prima che del Gelli scocchi l'ora,
mentre Cocchetti altri dettagli chiede,
un dei giallovestiti intanto fora.
Mandolino ripara e c'è chi azzarda
che somigli al ministro Piero Giarda.
Seguono rampe, zampellotti e strappi
ma sembran tutti innocui o buoni amici:
uno non c'è che acceleri o che scappi.
Orecchino e Stradino visti in bici
fra gli eterocliti coi gialli drappi
parrebbero i più degni d'artifici,
ma sul San Gimignan ch'è una palestra
riscaldano un'insipida minestra.
Poi di San Gimignano c'è Castello
che per due volte scende e per due sale,
ove i forti rispondon all'appello:
Tempestin con vigor l'ascesa assale
trascinandosi dietro un bel drappello
fatto di gente per lo più sociale:
c'è Menichetti ch'è ben addobbato
e poi Stradino, Mandolin, Barbato;
ma non son loro quelli bellicosi
perché fremono Nucci e Pelagotti,
Chiarugi e Giunti con lo Zio Garosi.
Così dopo due rampe a lazzi e motti,
mentre gli ignoti sembran soporosi
o son intenti a sgranocchiar biscotti,
Tempestini sul bivio per Volterra
s'erge e dichiara apertamente guerra.
Intanto Giunti, fermo a una fontana,
viene lasciato senza indugio in loco.
La selezione è tosto darwiniana:
gli asociali s'escludono dal gioco
e aspettan la tribù caparriniana,
Chiarugi insegue ma con passo fioco,
mentre Zio, Pelagotti e Nucci in testa
ben rispondon al grido di Tempesta.
Tutti quei promettenti eterodossi
alfine scontano la giusta pena
per merito di quattro o cinque dossi,
rimirando la presidenzial schiena,
e poi rischiando di finir nei fossi
quando in discesa la Bertel li mena.
Per esempio Barbato e l'uomo bianco
volan per terra in modo lesto e franco.
È l'unica emozion che qui si nota,
quando un SUV lì passante per fagiani
poco manca che tutti e due li arrota.
Volentier poi verrebbero alle mani
il paladin Cocchetti e quel pilota
se Bertel non frenasse i loro piani,
così dopo quest'innocente botta
bisogna ritornar sull'altra lotta.
Anche senza Boldrin che la fomenta,
la lotta accende l'inclita quaterna
che ha distacco abissal dagli altri trenta.
Non è ciclismo dell'età moderna
con Zio che di staccare tutti tenta
ma poscia il baldo Nucci lo governa.
Tempestin perde allor la ruota buona
e Pelagotti dietro si spolmona.
E come premio della nobil corsa
d'acqua e di coca vincono bicchieri
a Castagno come la volta scorsa.
Caparrin giunto con i suoi scudieri
un euro di caffè veloce sborsa
poi torna ai suoi contabili pensieri:
a maggio di un altr'anno è la partenza
ma vuole già un albergo di Glorenza.
Ogni giorno un ciclista par che spunti
cosicché la domenica a contarli
bisogna fare sbrigativi sunti.
Questo ancora non è il peggior dei tarli
ma se al Giro vorranno esser assunti
mai non saprebbe come trasportarli.
Per ora almeno scrivano i lor nomi
a costo di riempir diversi tomi.