Centocinquesima puntata 25/03/2012

Monteriggioni, ovvero la Classica delle sniappe, vivacizzata da un saliscendi di pantomime.

 

"L'ora legale folle non promette."

Confida Caparrin sol con Carlone.

"C'è chi non ruota avanti le lancette

o chi le ruota e il dubbio non si pone

se le sudate e stanche biciclette

sian per uscir di letto un degno sprone.

Eppur lo spron di questa nota tappa

sarebbe con presciutto grossa sniappa."

 

(Per il lettor che prima non lo lesse

la sniappa è il pane di Monteriggioni

segato a fette cinque dita spesse).

"Ormai son decennali tradizioni

che rischian per oblio d'esser soppresse

se non ci siamo noi vecchi marpioni

che sappiamo scalare colli e passi

digerendo le sniappe come i sassi.

 

Vedo Chiarugi che al digiun s'appella,

Salani invece che ha capiente bocca

come la borsa sotto la sua sella.

Il bubbolio della Bertel ci tocca,

la qual però con grazia e chetichella

parecchi morsi sulla sniappa scocca.

C'è Tempestin che andrà per altra strada

con Marconcini che lo tiene a bada.

 

Ci siamo? No, perché il più forte manca,

quello che inver ha il titol della fame

e di tritare sniappe mai si stanca.

Le soste-Pagni sono le sue brame,

sui tavolin dei barri si rinfranca

rodendo il pane con trentadue lame.

Il digiuno e Boldrin sono i suoi crucci:

stiamo parlando del vorace Nucci."

 

Egli arrivò con flemma e barba incolta

come se ancor sentisse di gran peso

l'ora legal di sonno che fu tolta.

Il gruppo parla e dall'accidia è preso

ma lui con più lentezza non ascolta

e va col passo del ciclista obeso,

tanto che sul colletto di Lucardo

vanta già tre minuti di ritardo.

 

Come botta ci sembra troppo ardita

mentre il suo aspetto è quello d'una sfinge

e Caparrini alla prudenza invita:

"Forse sta dietro ad un cespuglio e minge

ché se si stacca già su tal salita

ci vuole un volontario che lo spinge."

E lui a riprova di penosa finta

in discesa recupera e poi sprinta.

 

E questa inenarrabile manfrina

di Nucci in crisi quando un po' si sale

va avanti spesso fino a Castellina,

e Nucci, di per sé poco normale,

a forza di staccarsi in ogni china

sembra proprio convinto di star male.

"Fin a Monteriggioni per lo meno"

dice "resisto e poi ritorno in treno.

 

Solo la speme d'una sniappa morsa

ai tavolini della cerchia tonda

per poche miglia ancor mi tiene in corsa."

Nucci di fantasia si sa che abbonda

ma questa ferroviaria sua risorsa

sarebbe pure troppo invereconda,

e la musa che di viltà si sazia

poco ci crede a tutta questa grazia.

 

La veloce discesa che separa

i ciclisti dal pan per i lor denti

a Nucci è particolarmente cara

ma le sniappe han pur altri pretendenti:

Carlon Rinaldi pure si prepara

a sferrar molti morsi contundenti

e pur Salani bene si ricorda

come il presciutto da quel pan deborda.

 

"O Nucci cosa fai? Ma dove corri?"

Gli grida Caparrin quando lo vede

scattar sull'erta che porta alle torri.

Come fiera che annusa già le prede

la sua salivazion empie anche i borri

allor che nella cerchia mette piede,

e riceve asciugando la saliva

una buona notizia e una cattiva:

 

il produttor di sniappe ancor esiste

ma non le sedie e i tavolin descritti.

Nucci par men felice e meno triste,

e degli altri ciclisti pur afflitti

nessun dal prode incarico desiste

ché manducar si puote pure ritti,

il problema sarà semmai tenere

in equilibrio il vino nel bicchiere.

 

La tradizion prevede infatti il chianti

ma Caparrin s'adegua e si consola

pensando a quei bicchieri pencolanti,

e dichiara: "Per questa volta sola,

visto il precario stato degli impianti,

potete bere Fanta o Coca Cola."

E Nucci, la cui fame spiega l'ali,

intanto mangia un Kinder Cereali.

 

Uno alla volta son serviti i pani

che seduti per terra o su gradini

afferrano i ciclisti con due mani.

I morsi son possenti e repentini

anche se a volte allo spessor inani,

ché non è cibo da palati fini,

la sniappa con gengive e denti forti

come Nucci resuscita anche i morti.

 

Chiarugi invece aspetta il suo momento

vagando ove le mura fanno fresco,

esentato da quel dental tormento.

Quando si scioglie quel virtuale desco

egli non si ritiene ancor contento

finché il verso non recita dantesco,

che come gli anni scorsi così suona:

Monteriggion di torri si corona.