Centunesima puntata 20/11/2011
A San donato in Poggio mattina calma e senza botte ma con finale a sorpresa.
Parli di San Donato, quello in Poggio,
e subito la botta in mente spunta.
Indelebil nel cuor ha preso alloggio:
Mirmina prima e Muritan d’aggiunta
ne fecero ambedue sublime sfoggio,
di grandezza che mai fu più raggiunta.
Oggi i due antichi esplosi son assenti
mentre batter già s’ode i primi denti.
“Questo è il mio primo completin da verno.”
Comincia Caparrin volto a Rinaldi.
“E diversa montura non discerno.
Finito è il tempo degli autunni caldi.”
E intanto arriva di ciclisti un terno,
molto coperti e coi polpacci saldi:
Chiarugi in volto pare che rapini,
poi l’esule Cordero e Tempestini.
Cordero non è nuovo e si conosce
non sol per il trasbordo a Pulledrari,
non sol per i calzin come calosce,
ma perché da Boldrin convien che impari
a pedalare con due abnormi cosce,
non da Salan che occulta peli vari,
non da Cocchetti che si dà al lamento
perché il nuovo tabarro gli fa vento.
Nucci ha calzoni come nel novanta,
ma la musa di questi primi arrivi
a sentirla parrebbe molto affranta:
“Se ci son solo loro cosa scrivi?
Di Boldrin che sul San Donato schianta,
oppur di Tempestin che sbaglia i bivi?
Ma i ciclisti da botta son estinti?”
No, ché nel mentre arriva anche Maltinti.
È l’unico asocial cosicché il duca
riconoscerlo può quando si stacca
prevenendo l’ennesima sua buca.
Ma Maltinti non è una mezza tacca,
o va al passo di pecora che bruca,
o quando meno te l’aspetti attacca.
Caparrini con lui dà la partenza,
è ver, manca Bertelli, ma pazienza.
Manca pur Giunti che però rincorre,
e Ramerini che più in là s’aggrega
nel biancazzurro rio che lento scorre.
Si nota bene in mezzo alla congrega
perché ha un giubbotto che citar occorre,
di quei che non si trovano in bottega,
e come marchio sulla schiena eccelle
un muscoloso omone senza pelle.
Nonni pur c’è ma scade a Chiesanuova,
e subdola ad un tratto sopravviene
la tardiva Bertelli a Villanova.
E a Caparrini va dimolto bene
che quando la tardiva si ritrova
incazzata non è come le iene,
ma pure se lo spirto non le rugge
dopo pochi chilometri ella fugge.
Con Boldrin ella fugge e con Cocchetti
e pure, udite, udite, con Maltinti:
il più bizzarro di tutti i quartetti.
Se Bertelli e Maltinti son convinti
ed or arzilli son come furetti,
poi finiranno tra i ciclisti spinti?
Questo è il quesito che li segue appresso
perché la botta è cieca e non ha sesso.
L’ardimento alla botta dà foraggio
ma purtroppo Maltinti a Calzaiolo
decide di tornar ciclista saggio.
Riprendere si fa ma non è solo
perché Bertelli con Cocchetti paggio
ha staccato Boldrini senza dolo.
Farsi staccar da femmine un po’ scoccia
ma esploder può comunque anche una roccia.
Forse qualche collega già pregusta
di rischiarar una giornata grigia.
“Sarebbe proprio cosa buona e giusta
spingere la Bertelli callipigia
mettendo mano là dove si frusta.”
Ma la Bertelli si dimostra ligia
e invece d’immolarsi all’altrui tatto
aspetta il gruppo come da contratto.
Allor la regola delle salite
è infranta perché più nessuno freme
e si pronuncian frasi mai sentite:
“Questa salita si fa tutti insieme!”
Cocchetti frena e pur Boldrini è mite,
solo Maltinti blandamente geme,
e Caparrin controlla che sia a posto
e non faccia la botta di nascosto.
“Siam tutti?” Chiede mentre fa la conta.
Naturalmente sol Maltinti manca
ma quando arriva gode e non s’adonta
anche se suda, sibila ed arranca
ma alfin ha sempre la battuta pronta:
“O Musa, scrivi che l’ho fatta franca!”
Caparrin che nel bar ora soggiorna
conteggia ma qualcosa non gli torna.
“Siam tutti?” Chiede. “Sì, c’è pur Carlone.”
Ma Caparrin rimugina e controlla
e pare incerto di sua persuasione.
Pedala con la pancia ormai satolla,
le fila della squadra ricompone
poi scatta su d’un tratto come molla.
“Perbacco!” Esclama con gli occhi sgranati.
“Di Ramerini ci siamo scordati.”
Anche con quel visibile giubbotto
sfuggì alla vista già da San Casciano.
Fu per lentezza o per precoce botto?
Il dubbio resta ed è per altro strano
che senza foratura o raggio rotto
di Maltinti qualcun vada più piano.
E il pastor ai lettori allor s’appella
che gli ritrovino la pecorella.