Centesima puntata 16/10/2011

Che la festa cominci. Degnamente celebrato il centenario dei Ciclisti Erranti.

 

C’è qualcosa di festa oggi nell’aria,

una festa da torte e da spumanti

per puntata così straordinaria.

Non è il giro di Peccioli o del Chianti,

anche la mappa si fa nuova e varia

per celebrar questi ciclisti erranti

che con solennità degna di cresima

dopo sette anni compion la centesima.

 

Caparrin convocò per l’occasione

formazione votata al sacrificio

con elevato tasso d’esplosione,

gente adusa alla frusta ed al cilicio,

giacché la festa giustamente impone

botti, scintille e fuochi d’artificio.

Il cento insomma è una banale scusa

per soddisfare l’esigente musa.

 

“Mi c’è voluto, ammetto, molto impegno”

comincia Caparrin “per radunare

di ciclisti esplosivi un tal convegno.

Non so nemmen da dove cominciare

per dir chi della botta pare degno,

per dir chi della botta degno pare.

Però dirò, pria che il lettore goda,

che in lucchesia il percorso oggi si snoda.

 

Artefice di questo gir di festa

è Giusti che finora fu comparsa,

celebre sol per le pezzole in testa,

ed oggi in vista di un’amena farsa

come nocchiero al posto mio s’attesta

per non disperder tanta gente scarsa,

sol lui conosce l’intricata rotta

e quindi si dissocia dalla botta.”

 

Mentre che il duca saggio questo disse

si dirigeva il gruppo a Montecarlo

e la musa drizzava le vibrisse.

“Oggi di botta finalmente parlo,

c’è già chi sui pedali fa le risse

e chi pare ch’esploda già a guardarlo.”

Si riferiva all’inclito Forconi

che il Fedaia scalò come i pedoni.

 

Sulla prima Forcon salvò la pelle

ignorando però l’acre presagio,

non come il ponderato Bagnol Elle

che se ne andò ben prima del disagio.

Forcon che nella botta molto eccelle,

rischia però di spargere il contagio,

per esempio al corposo Pelagotti

non sol per la sua rima con i botti.

 

Sempre in tema di rima c’è pur Lisi

giunto col capostipite Maltinti

a festeggiar cento di queste crisi.

In un’unica sorte son avvinti

e d’esploder non son così decisi,

come Nonni e Barbieri son convinti

che su questi colletti miti e corti

anche il più scarso pari va coi forti.

 

Pur l’ignoto Rastello addirittura,

finora cavaliere inesistente,

pedala senza macchia né paura.

Giusti però ammonisce la sua gente:

“Il Valgiano è salita assai più dura

e coi ciclisti inani mai non mente.”

Cocchetti che va forte e non si dopa

si mette in coda come carro scopa,

 

ma Forconi che come ossesso danza

quando s’inerpica l’ignota strada

sta ancor più indietro in cerca d’ambulanza.

Cocchetti per decoro a lui non bada

e Giusti per inerzia un poco avanza

lasciandolo al destin che più gli aggrada.

Scoprirà sol al bivio di San Pietro

che Forcon di nascosto tornò indietro,

 

non credendo che in tema di dileggio

il ciclismo interruptus cosiddetto

della botta è però dimolto peggio.

Anche Maltinti, che di lui è più retto,

preferisce arrancar con qualche arpeggio

ma di salita non aver difetto.

Il finale per lui parve benigno

al suon delle campan di Segromigno.

 

Anche la sosta Pagni a San Gennaro

lo rese forte e ben rifocillato.

Quell’ermo colle a Lisi pur fu caro

che da presunta botta fu graziato.

Pedalava al ritorno forte e ignaro,

ignaro con Maltinti dell’agguato

che gli tese nel pieno della piana

un soffio di possente tramontana.

 

Maltinti e Lisi si credevan salvi.

Cinque miglia mancavano al traguardo

ma il vento spettinava pur i calvi.

Stavan nel gruppo ch’era più in ritardo,

protetti come nei materni alvi,

lontan d’ogni più malizioso sguardo.

Le puntate e i chilometri son cento,

e la botta li colse controvento.

 

Quando di queste vittime fu sazia,

la musa salutò fiera e felice.

“Tre botte” disse “sono troppa grazia.”

E Carlone Rinaldi allora indice,

giacché la squadra oltre il ciclismo spazia,

pure una gastronomica appendice

ove la partecipazion raddoppia

ma nessun torna indietro e neppur scoppia.

 

Questo è il ciclismo che seduce e ammalia,

questa è l’attività che manda in trance.

Qui ce ne son di più che al Gir d’Italia,

qui ce ne son di più che al Tour de France.

Qui del cacciucco è la solenne ordalia,

qui di lasagne s’empiono le pance.

Così sempre convien che vi alleniate,

così per altre almen cento puntate.